Elezioni entro due mesi. Lo annuncia il consiglio costituzionale, dopo aver preso atto che Ben Ali, da 20 anni al potere, in fuga in Arabia Saudita, lascia la presidenza in via definitiva. La carica, assunta ieri ad interim dal primo ministro Gannouchi, passa oggi temporaneamente al presidente del Parlamento Fouad El Mabazaa: “Tutti i tunisini senza eccezioni saranno associati al processo politico – dice, mentre presta giuramento, dopo il sì alla proposta delle opposizioni per un governo di coalizione nazionale. E già il leader del partito islamico moderato Ennahda, cacciato da Ben Ali, si dice pronto a rientrare in patria. In una Tunisi isolata da severe misure di sicurezza risalta l’appello dei sostenitori della rivolta sulla rete: “E’ un nuovo inizio per la democrazia, ma la lotta non è finita”, dicono all’indomani di una notte di saccheggi, incendi e distruzioni in molte città. Intanto, mentre la comunità internazionale - dal segretario Onu all’Unione Europea - chiede una soluzione pacifica delle rivendicazioni, la rivolta si allarga alle carceri: decine di detenuti in fuga uccisi dagli agenti a Monastir; e oltre 30 morti nelle carceri di Mahdia, date alle fiamme per far evadere i prigionieri.
Annamria Sirotti
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