Annessione all'Emilia Romagna: il NO della Giunta marchigiana

Annessione all'Emilia Romagna: il NO della Giunta marchigiana.
“Prioritario il mantenimento dell’attuale assetto territoriale, sociale e culturale, nonché l’immagine unitaria della Regione di cui i Comuni interessati rappresentano una parte estremamente significativa”. La Giunta regionale delle Marche motiva così la propria contrarietà al distacco di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, San Leo e Talamello e la loro annessione all’Emilia Romagna. Il provvedimento passerà ora all’esame del Consiglio regionale per il definitivo pronunciamento. La Regione si dice, inoltre, consapevole della particolare situazione dell’Alta Valmarecchia la quale, pur facendo riferimento alle Marche, gravita, per la sua specifica condizione geografica, sulla Bassa Romagna. Invece di distacchi territoriali, però, propone più “opportuni, efficaci ed economici” interventi programmati e azioni concordate fra i vari enti locali interessati, per favorire l’aggregazione dei territori coinvolti. La Regione fa poi notare il carattere “meramente consultivo” del referendum popolare del 17 dicembre 2006, con il quale i cittadini si sono espressi a favore del distacco, rimandando alla discrezionalità dei Consigli delle Regioni interessate il compito di adattare il diritto di autodeterminazione del singolo Comune con la tutela della volontà della collettività regionale. “Se la richiesta di distacco fosse accolta – si legge sulla delibera regionale - seguirebbero verosimilmente numerose richieste analoghe”.
Nel frattempo il Presidente della Provincia di Rimini, Ferdinando Fabbri – rispondendo al segretario regionale marchigiano dell’Italia dei Valori, Dante Merlonghi – comunica di volere al più presto trasmettere al segretario del PD, Walter Veltroni un dettagliato promemoria sull’argomento Valmarecchia, “perché possa al più presto – scrive Fabbri – rendersi conto della fondatezza delle ragioni che da più di un secolo spingono all’unione di un territorio che non può essere più diviso a causa dell’ottusità delle istituzioni. A tale obiettivo – conclude Fabbri – dovrà dedicare un’attenzione prioritaria il nuovo Parlamento”.

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