L’Antimafia di Napoli sequestra beni per oltre 100 milioni di euro nell’ambito dell’indagine “Il Principe e la (scheda) ballerina”
Dopo l’arresto di 57 tra affiliati e fiancheggiatori del cosiddetto clan dei Casalesi, lo scorso 6 dicembre, la direzione investigativa antimafia di Napoli sta eseguendo 15 provvedimenti di sequestro preventivo emessi in via d’urgenza dai pm, per un valore di oltre 100 milioni di euro, in varie regioni, non solo Campania dunque, ma anche nel Lazio, in Emilia Romagna, in Toscana e in Lombardia. Tra questi beni anche 4 impianti per la lavorazione del calcestruzzo, che agivano in condizioni di “oligopolio” nella provincia di Caserta. I beni appartengono a 15 persone già in carcere, tra cui il sammarinese Flavio Pelliccioni, interrogato sabato ad Avellino. Vari i provvedimenti che lo riguardano. Sequestrate in toto le società Beach Cafè srl di Riccione e T.l.c. communication srl sempre di Riccione. Sequestrate inoltre una quota della società Onion communication srl di Milano, quote del Beach Paradise di Pelliccioni Flavio & Co. di Riccione, una quota della Tramonti Diffusion Company srl di Ravenna, una quota della Daniela Srl di Riccione. Sequestrati infine anche 4 conti correnti riconducibili al sammarinese, tutti in Italia. Interrogato, Pelliccioni aveva detto di non essere consapevole di aver avuto a che fare con persone legate alla camorra, ammettendo solo che la fidejussione che aveva loro procurato, in cambio di un milione di euro, era falsa. Ma a suo carico gli investigatori avevano anche un sms datato luglio 2007, nel quale Pelliccioni faceva esplicito riferimento alla cugina di “Sandokan” di Casale, in origine Schiavone, notoriamente legato al clan. E su questo gli investigatori si stanno interrogando.
Francesca Biliotti
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