Apas: "Per i cinghiali inizia la persecuzione"
solo all’abbattimento di specie aviarie protette dalle Direttive europee, ma anche alla caccia agli ungulati nel nostro territorio e sul prelievo di alcune specie suscettibili di controllo limitativo. Nello specifico riguardo al cinghiale, si parte dall’assurdo presupposto che questo animale a San Marino deve essere “eradicato” (persino il Piano Faunistico 2012-2016 usa questo termine alquanto
discutibile) pertanto già dal 2010 è stato approntato un apposito decreto che prevede la modalità di caccia in braccata al cinghiale. Significa che 35 individui, con armi i cui proiettili possono giungere a notevoli distanze, si troveranno alle dieci del mattino di ogni mercoledì e sabato della settimana e ciò sino al 14 Gennaio 2015, per rastrellare le zone precedentemente monitorate al fine di verificare la presenza dell’ungulato, circoscrivendo fino allo sparo pacifiche e ignare famiglie di cinghiali. Per Decreto inoltre, potranno essere parecchie le vittime, una per ogni carnefice, a significare che ciascuno “sportivo” potrà rivendicare con enorme soddisfazione il proprio trofeo, fino a 35 animali uccisi. Addirittura da quest’anno i prodi cacciatori potranno fruire di “altane” cioè strutture mobili
sopraelevate per sparare eroicamente dall’alto...qualora qualche povero animale terrorizzato volesse salvare la pelle! La demagogia usata dal mondo venatorio per giustificare questi interventi è il sovrannumero della specie, che causerebbe danni irrimediabili alle campagne ma soprattutto alle prede cui i cacciatori ambiscono. Dimenticano di dire però che il sovrannumero lamentato è stato causato negli anni dai cacciatori stessi, con pratiche di ibridazione coi suini domestici e successiva immissione in natura, proprio a scopo venatorio. L’Osservatorio non ha mai voluto prendere fattivamente in considerazione soluzioni alternative agli abbattimenti, che di certo andrebbero ben valutate e sperimentate, risultando invece più facile e popolare accontentare una minoranza di cittadini armati non solo di fucile ma anche di voce grossa, paradossalmente a discapito della sicurezza, della tranquillità e della privacy, cui la grande maggioranza della popolazione ha diritto. A proposito di sicurezza in base ai dati dell’Associazione Vittime della Caccia, la stagione venatoria 2013/2014 in Italia ha seminato vittime già nei primi tre mesi di attività, con 4 morti e 16 feriti tra la gente comune, un bilancio molto pesante, prevedibile conseguenza purtroppo dei privilegi assegnati ad una esigua categoria di persone, in barba alle normative sulla sicurezza invece sempre più severe sia in Italia che nel nostro Paese.
Comunicato stampa Apas