Con l’arresto di altri tre presunti affiliati alla camorra si è conclusa la prima parte dell’indagine Vulcano
Con gli arresti di Francesco Agostinelli, Francesco Sinatra e Salvatore Di Puorto è stata perfezionata l’indagine Vulcano iniziata un anno fa, che mise a nudo l’attività estorsiva ai danni di imprenditori e commercianti emiliano romagnoli da parte di almeno tre clan camorristici, che si erano equamente spartiti il territorio per dividersi di comune accordo i proventi delle estorsioni. Di Puorto, d’altro canto, non è un nome da poco: suo fratello è Sigismondo Di Puorto, arrestato a fine 2010 e ritenuto la sponda di Antonio Iovine, ex primula rossa, e vicino al clan Zagaria, oltre che a Nicola Schiavone, figlio di Francesco noto come “Sandokan”. Quando scoppiò Vulcano, gli altri due presunti affiliati Agostinelli e Sinatra erano già stati arrestati a Rimini per altri reati, porto abusivo di pistola e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Del tutto incredibile, in virtù di quanto è emerso, che Agostinelli si fosse offerto di acquistare Banca commerciale sammarinese per 23 milioni di euro, poco tempo fa, proposta rigettata da Banca centrale e sulla quale anche il sindacato ha chiesto di indagare. Per Agostinelli l’interrogatorio di garanzia è già stato fissato nell’ufficio del gip di Pesaro. Il contatto coi Casalesi, secondo gli inquirenti, lo ha offerto sempre Fincapital: per un certo periodo di tempo Livio Bacciocchi e Agostinelli, che si presentava come operatore finanziario e vantava smisurate disponibilità economiche, erano soci. L’avvocato di Agostinelli ricorda come il suo cliente, domiciliato in casa del suocero a Fano, avesse già reso alcuni interrogatori di sua spontanea iniziativa e di quando il principale accusatore, l’imprenditore sammarinese Michel Burgagni, non si fosse presentato all’incidente probatorio.
Francesca Biliotti
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