Attentato al ristorante 'La taverna del fiume' a Rimini
Un foro di 20 centimetri di diametro in un vetro antisfondamento. Tutta la vetrata esterna crepata. Frammenti di vetro schizzati come proiettili un po’ ovunque e conficcati nel banco, nel registratore di cassa e nei rivestimenti. Danni ingenti. All’esterno, invece, i pochissimi resti dell’ordigno sparsi sul piazzale. Questa la scena che Paolo Venturini ha trovato quando domenica mattina si è recato al suo ristorante per prepararsi a ricevere i clienti dell’ora di pranzo. Ora i carabinieri di Rimini, per capire bene cosa abbia provocato l’esplosione, hanno inviato i reperti al Ris di Parma. Di certo quello scoppio avrebbe potuto uccidere una persona. Eppure la deflagrazione, verosimilmente, molto potente, attorno alla mezzanotte, è passata quasi inosservata. Secondo le prime ipotesi potrebbe essere stata provocata da un botto di capodanno. Forse il già noto “kamikaze”, il petardo che sta andando a ruba nel mercato illegale dei fuochi d’artificio. Oppure due o tre grossi petardi messi insieme e fatti scoppiare in un solo colpo. Il proprietario del ristorante e anche gli inquirenti tendono ad escludere l’attentato a scopo estorsivo, nonostante i diversi episodi intimidatori – incendi e esplosioni – accaduti nelle ultime settimane a Rimini.
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