Non è solo uno sguardo preoccupato ma un vero e proprio grido di allarme quello lanciato dalla Csu: “le previsioni per i prossimi mesi – scrive - sono tutt'altro che rosee”. Snocciola dati, mettendo in evidenza i 69 disoccupati "in senso stretto" in più rispetto allo stesso mese dello scorso anno. “Siamo tornati – avverte - alla situazione di tre anni fa, quando erano 1.048”. C'è amarezza, perché dietro ai freddi numeri ci sono persone, famiglie. Nei settori privati, dei 204 occupati in meno, 195 sono donne.
Considerando che poco più di un terzo della forza lavoro è rosa – rileva il sindacato - la diminuzione in proporzione è molto significativa. Altro dato, altrettanto rilevante: 165 dei 204 lavoratori in meno sono sammarinesi o residenti. Si conferma quindi la necessità, come parzialmente introdotta di recente – scrive la Csu - di mettere in atto non solo misure di protezione sociale, ma anche di salvaguardia dell’occupazione “interna”. Nell'amara classifica dei comparti più colpiti troviamo al primo posto il commercio con 150 persone in meno. Seguono a ruota i settori ricettivo e della ristorazione.
Continua invece a crescere quello industriale: 128 lavoratori in più che diventano +909 rispetto a tre anni fa. Preoccupa anche il tasso dei iscritti alle liste di collocamento in rapporto alla popolazione in età da lavoro: una parte significativa di cittadini, circa 200 unità per ogni punto percentuale, hanno sostanzialmente rinunciato a cercare un'occupazione, “segno – commenta la Csu - di profonda sfiducia e senso di rassegnazione”. Da qui l'appello a progetti di formazione in particolare per i disoccupati di lungo corso. Fronte CIG, nel solo mese di aprile sono state utilizzate circa il 50% delle ore totali. Infine, un avvertimento: “se non si metteranno in atto politiche economiche e sociali in grado di sostenere molto più di quanto non sia stato fatto finora, la protesta inevitabilmente scoppierà”.