Autismo, cause e primi campanelli d'allarme. La storia di Daniel commuove il web
“Mio figlio per il suo 15esimo compleanno ha espresso due desideri: guidare l'auto e avere amici. Aiutatemi". L'SOS di un papà britannico di un ragazzo autistico è diventato virale su Twitter e ha commosso persino le star di Hollywood, da Russell Crowe all'attore di Star Wars Mark Hamill, i quali hanno inviato i loro auguri di buon compleanno. E con loro, simbolicamente, lo hanno fatto altri 122mila utenti da tutto il mondo. È incredibile", il commento del padre di Daniel, sorpreso da tanta solidarietà virtuale. Davanti a questa risposta globale Daniel è impazzito di gioia", ha riferito il padre alla Bbc
Daniela Chieffo - Resp UOS di Psicologia Clinica, Fondazione Policlinico Universitario "A. Gemelli" e Docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – ha spiegato a Benedetta de Mattei cos’è l’autismo, quanto contano le relazioni sociali, quali sono le cause e come riconoscerlo precocemente.
Cos’è l’autismo e quante persone ne soffrono
L’autismo, o meglio denominato “disturbi dello spettro autistico”, è un disturbo del neuro-sviluppo che coinvolge principalmente linguaggio e comunicazione, interazione sociale, interessi ristretti, stereotipati e comportamenti ripetitivi. Si stima che 1 bambino su 160 sviluppi l’autismo. Questa stima rappresenta una cifra media, e la prevalenza riportata varia sostanzialmente da uno studio all’altro. Alcuni studi recenti, tuttavia, hanno riportato tassi sostanzialmente più elevati, ovvero 1 caso su 88 nati. In Italia si stima che un bambino su 77 tra 7 e 9 anni presenti un disturbo dello spettro autistico, con una prevalenza tra i maschi (circa 4,4 in più rispetto alle femmine).
Come si arriva alla diagnosi
La diagnosi di autismo è "clinica", ovvero basata unicamente sull'osservazione del bambino ed una valutazione specifica, è quindi opportuno affidarsi a strutture sanitarie specializzate e a una équipe multidisciplinare, che utilizzi strumenti appropriati. Tuttavia il neuropsichiatra in equipe suggerisce sempre un indagine genetica per escludere quadri più complessi all’interno dei quali si può manifestare un profilo “link” come da Autismo. La diagnosi viene fatta con riferimento alla classificazione internazionale dei disturbi mentali attraverso il DSM, che ad oggi è alla sua quinta versione, e vi sono dei criteri che devono essere soddisfatti. Ci deve sostanzialmente essere un deficit persistente nella comunicazione e nell’interazione sociale nei diversi contesti, che non va interpretato all’interno di un generale ritardo dello sviluppo e alla coesistenza di altre comorbidità. Recentemente sono stati rivisti e validati criteri che consentono una diagnosi più precisa e permettono di distinguere correttamente i disturbi dello spettro autistico da altre disabilità intellettive con caratteristiche simili.
La diagnosi di autismo è generalmente possibile all’età di 3 anni ma già intorno ai 2 anni è possibile definire un disturbo del neuro sviluppo, indirizzando i genitori verso un possibile disturbo dello spettro autistico. È fondamentale una diagnosi precoce e per tale ragione è utile conoscere e prestare attenzione a quelli che vengono descritti come primi segnali nelle diverse fasce d’età.
“Spettro” per sottolineare l’eterogeneità del disturbo e indicare un continuum in cui ciascun individuo presenta le proprie specificità
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Quali sono i sintomi a cui fare attenzione?
Innanzitutto, bisogna ricordare che l’autismo varia in gravità in base al livello di compromissione che limita l’autonomia nella vita quotidiana.
I primi sintomi sono spesso già riconoscibili dai 18 mesi e sono principalmente:
- Mancanza di produzione di parole ma anche difficoltà nella comunicazione non verbale
- Deficit nella gestualità comunicativa
- Un contatto oculare discontinuo o assente
- Difficolta nella condivisione del gioco e nel costruire una relazione di gioco
- Difficoltà ad interagire e tendenza a sfuggire dalla relazione sociale non riuscendo a stabilire un rapporto con i suoi compagni ma neanche con i propri genitori.
- Comportamenti stereotipati come un interesse eccessivo per alcuni oggetti o parti di oggetti, un eccessivo attaccamento a comportamenti di routine, la presenza di gesti sempre uguali e ripetuti delle mani e del corpo.
- Selettività nel cibo
Oltre a queste difficolta comunicative è bene però sottolineare che questi bambini di base possiedono delle straordinarie capacità cognitive, ed è possibile riscontrare abilità insolitamente sviluppate in altre aree, che vanno subito riconosciute poiché diventano poi le risorse attraverso le quali si stabiliscono dei protocolli di riabilitazione alla comunicazione e alla relazione sociale.
Quali sono le cause dell’autismo?
Le cause risultano ancora ad oggi sconosciute, anche se i ricercatori concordano nell’affermare che nei disturbi dello spettro autistico entrano in gioco cause neurobiologiche, costituzionali e psicoambientali acquisite.
Alcuni bambini mostrano segni dalla nascita. Altri sembrano svilupparsi normalmente all’inizio, per poi scivolare improvvisamente nei sintomi quando hanno tra i 18 e i 36 mesi, periodo in cui il bambino entra a far parte del suo mondo sociale.
Nella comunità mondiale, nazionale e internazionale si sta facendo un grande lavoro sulla sensibilizzazione del riconoscimento dei sintomi poiché ci sono studi che mostrano come già nel momento dell’allattamento, dove avvengono i primi scambi di contatto con la figura di riferimento, ci sono dei meccanismi che non avvengono nei bambini con disturbi dello spettro autistico.
Nella maggior parte dei casi questi disturbi fanno parte di un’alterazione genetica e bisogna dunque sollevare i genitori dalle colpe che spesso si danno ingiustificatamente.
Perché è importante intervenire precocemente?
È fondamentale intervenire precocemente e con un approccio specifico perché noi vediamo i risultati. Alcuni bambini cambiano la traiettoria evolutiva, il fatto di lavorare con loro cercando di intercettare le loro risorse aiuta a rendere plastico un processo neurocomportamentale altrimenti resistente. Lo sviluppo del bambino può in qualche modo essere riorganizzato ed è giusto che il bambino sia favorito e sostenuto dalla riabilitazione.
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Quale cura?
Non è possibile individuare un trattamento esclusivo e specifico per tutte le persone affette da autismo a causa della variabilità e complessità dei sintomi. L’intervento che bisogna subito attivare è a 360 gradi, dunque multi-sistemico e con diverse dimensioni, seguendo un approccio di riabilitazione mirato secondo un protocollo specifico; oltre al bambino è importante che siano presi in carico la scuola e i genitori poiché il bambino con autismo ha bisogno di avere intorno a se un contesto che utilizzi uno stesso canale di comunicazione, un “codice” di relazione a due sincrono; è importante che si crei una “risintonizzazione” anche con i genitori, questi ultimi talvolta paralizzati dalla diagnosi. Per questo motivo noi clinici suggeriamo di intraprendere un percorso di parent training o terapia mediata dai genitori per favorire l’elaborazione della diagnosi e una corretta modalità d'interazione con il bambino. Bisogna inoltre stare attenti a non sovraffollare il bambino di riabilitazione, perché non ha bisogno di troppi stimoli o approcci differenti ma di una guida equilibrata, di un gruppo multidisciplinare che conosca i benefici di un approccio integrato.
Quanto contano le relazioni sociali?
Le relazioni sociali sono uno degli ingredienti più importanti, noi vediamo una grande differenza tra il bambino con autismo che vive all’interno della sua società, con le sue relazioni significative come la scuola rispetto al bambino che non ha questa opportunità. Il bambino che ha la possibilità di vivere e di condividere con i propri coetanei le sue difficoltà ma anche le sue risorse e qualità ne avrà sicuramente grandissimi benefici; tuttavia, è bene anche sottolineare che a volte lo stesso mondo sociale non riesce a coinvolgere questi bambini e le loro famiglie perché non conoscono o perché hanno il timore di non riuscire.
Benedetta De Mattei
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