Sono in tutto sei i casi certi da virus H5N1 riscontrati su cigni morti provenienti da Sicilia, Calabria e Puglia. Ai 5 casi già confermati si è infatti aggiunto, nella tarda serata di ieri, anche quello del cigno morto ad Ugento. È invece ufficiale la negatività delle analisi sui due cigni a L’Aquila. I controlli sono scattati praticamente in tutte le regioni, soprattutto nelle zone umide e paludose, ritenute possibili rotte per gli uccelli migratori. Anche l’Unità di crisi del Titano sta predisponendo ogni aspetto per intervenire in caso di bisogno. Il servizio veterinario sta inoltre addestrando la guardia ecologica e cinofila per evitare ogni possibile rischio nel prelievo di volatili morti. A San Marino fino a poco fa erano due gli allevamenti; uno di polli e l’altro di piccioni. Quest’ ultimo, un’ azienda con sede a Borgo Maggiore, ha chiuso i battenti poco prima di Natale, per problemi di natura economica dovuti anche all’aviaria. L’unica azienda oggi attiva in Repubblica sta vivendo momenti di grande difficoltà. La vendita delle carni bianche è in caduta libera anche se non c’è alcun pericolo nel consumare prodotti avicoli. “Siamo sempre di fronte ad un’epidemia di interesse veterinario e i pericoli per la salute pubblica sono limitati finora alle persone che entrino in contatto con animali infetti”. Walter Pasini, direttore del Centro Oms, ricorda che il rischio di un’eventuale epidemia è legato alla capacità del virus H5N1 a subire mutazioni che gli consentano di adattarsi all’uomo. Questa evenienza è più facile che avvenga in Asia dove l’infezione nei volatili assume un carattere endemico. 'Per prevenire la propagazione dell’aviaria - continua Pasini - è fondamentale la rapida identificazione dei focolai infetti e l’attuazione delle misure per circoscriverli. L’atteggiamento corretto per quanto riguarda l’Italia è di affrontare il problema in termini di contenimento dell’infezione veterinaria'. E di aviaria si parlerà anche all’Ecofin. Lo ha annunciato il presidente di turno Grasser, che ha aggiunto: “Il rischio c’è ma speriamo non si tramuti in realtà”.
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