Ossezia del nord, settembre 2004: impossibile dimenticare il terrore sui volti innocenti, l'attesa disperata dei genitori, piccoli corpi nudi abbracciati ai soldati nella fuga verso la salvezza, dopo tre giorni in ostaggio di un commando ceceno nella loro scuola elementare, senza cibo né acqua, in un caldo soffocante. Segnati per sempre nell'anima e nel corpo, ma salvi. Altri 186 bambini, invece, restarono uccisi nel controverso blitz delle teste di cuoio. Così come resterà indelebile nella memoria il grido senza voce, immagine simbolo della strage, diventata scultura commemorativa a San Marino, opera di Renzo Jarno Vandi e testimonianza perenne del dolore e della follia dell'uomo. A Beslan, dove la commemorazione dura tre giorni, c'è anche la musicista sammarinese Monica Moroni, invitata ad esibirsi in un concerto di flauto dall'Associazione Madri di Beslan. La scuola elementare, simbolo del sacrificio di vittime innocenti, è diventata un museo. Al suo interno la Moroni ha depositato la bandiera sammarinese.