Il Bhutan, il piccolo regno stretto tra India e Cina famoso per "l'indice della felicità", va alle elezioni domani per la seconda volta nella sua storia. Circa 380 mila elettori sono chiamati alle urne per eleggere 47 membri del Parlamento alla scadenza del primo mandato quinquennale. Il partito di governo, il Druk Phuensum Tshogpa (Partito della pace e prosperità, Dpt) dovrà fronteggiare la sfida dell'opposizione del Partito Democratico del Popolo (Pdp) che ha sollevato molte accuse di corruzione contro la classe politica dirigente. La campagna elettorale si è svolta secondo rigide regole di condotta imposte dalla Commissione Elettorale che ha vietato il consumo di birra, formaggio di yak, peperoncino e perfino il riso durante i comizi. Fino al 2008 il Bhutan era una monarchia assoluta e uno dei Paesi più isolati del mondo. Da quando è salito al potere dopo l'abdicazione del padre, il giovane sovrano Jigme Khesar Namgyel Wangchuck laureato a Oxford, ha introdotto le elezioni democratiche e stabilito relazioni diplomatiche con oltre venti Paesi (ma non ancora con l'Italia). Negli Anni Settanta, il regno divenne famoso per introdurre "l'indice di felicità interna" per misurare il proprio sviluppo economico. Ma questo concetto non sembra più seguito dalla moderna classe dirigente interessata a promuovere l'industria e il turismo per stimolare la crescita del 'tradizionale' Pil.
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