"La Borsellino va fatta fuori": giallo sulla telefonata a Crocetta
la presenza agli atti. "Peggio del metodo Boffo, m'hanno ammazzato", commenta Crocetta che intanto si è autosospeso
Nel servizio i commenti di Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto e la Giornalista di Repubblica Alessandra Ziniti
I fatti
Uno psicodramma. Per Rosario Crocetta "è stato il giorno più brutto della mia vita". Un'intera giornata d'angoscia, di estrema solitudine, trascorsa con un costante nodo alla gola: "Ho pensato di farla finita, perché mi hanno ammazzato". Lucia Borsellino "va fatta fuori come suo padre", un ritornello che non gli ha dato tregua. Legge le agenzie di stampa, accende la Tv, naviga sui siti d'informazione. Quella frase che il suo medico personale Matteo Tutino avrebbe pronunciato mentre parlava con lui e finita in una intercettazione non gli da' pace. Chiama l'ANSA, una, due, tre... quattro volte. "Sì, con Tutino parlavamo spesso... ma non ho sentito la frase su Lucia, forse c'era una zona d'ombra, forse è caduta la linea... non so spiegarlo", dice. E' confuso, perplesso. Capisce subito però che la cosa è grossa. "Se avessi sentito quella frase, non so... avrei provato a raggiungere Tutino per massacrarlo di botte, forse avrei chiamato subito i magistrati. Sono sconvolto. Oddio. Provo un orrore profondo. Sto male fisicamente e psicologicamente". Arrivano i commenti politici. Dalle opposizioni, dal Pd, il suo partito. Ma soprattutto dalle cariche istituzionali. "La mia resistenza viene messa a dura prova", ammette sempre più disperato. Sembra cedere. Crocetta "il rivoluzionario", che fa i nomi dei mafiosi in piazza, pronto allo scontro verbale in ogni circostanza, sembra un pugile suonato messo all'angolo. Tramortito. Alle prime richieste di dimissioni che giungono da più parti politiche, il governatore risponde in modo inconsueto per il suo temperamento combattivo: "Dimettermi? Sono accusato di qualcosa? Ho fatto qualcosa? Il destino della Sicilia può essere legato a una frase, che non ho sentito, pronunciata dal mio medico? Non lo so". E' sempre più solo. "Voglio essere sentito dai magistrati su questa storia della frase di Tutino, farò una richiesta formale. Quello che mi sta accadendo oggi è terribile", si difende. Non chiama Lucia Borsellino, gli mancano al momento le parole. "Che dovrei dirle?". L'ex assessore, che fin dall'inizio è stata al suo fianco per poi dimettersi qualche giorno fa dopo l'arresto di Tutino per una inchiesta sull'ospedale Villa Sofia, è amareggiata: "Non posso che sentirmi intimamente offesa e provare un senso di vergogna per loro". Ma non rinnega il lavoro fatto a fianco di Crocetta. "Ho fatto quello che potevo in un contesto, evidentemente, poco edificante. Durante il mio lavoro ho incontrato tante difficoltà". Il caso monta. Le reazioni contro il governatore si moltiplicano. E lui, intorno a ora di pranzo, chiama ancora l'ANSA. "Mi auto-sospendo immediatamente da presidente della Regione. Sto inviando una richiesta alla Procura di Palermo per avere un incontro con lo scopo di verificare la portata dell'intercettazione che riguarda Tutino", annuncia. Indica subito il reggente pro-tempore (l'assessore Baldo Gucciardi del Pd) e sulle dimissioni "prenderò la decisione finale nel giro di pochi giorni, dopo gli accertamenti" perché "non sono legato alla poltrona, ribadisco la mia estraneità a questa vicenda, sono solo una vittima". Il suo avvocato, Vincenzo Lo Re, si reca in Procura. I magistrati spulciano intercettazioni e ascoltano registrazioni. E quando gli arriva la notizia che per la Procura quella frase non risulta agli atti, Crocetta scarica tutta la sua tensione: "E' vero che la Procura smentisce? Oggi mi hanno ammazzato...". Piange. Singhiozza. Sembra un bambino. Non riesce a calmarsi. "Perché... perché", ripete. "Ma quanto è potente questa mafia?". Metodo Boffo? "Peggio, d'ora in poi si può parlare di 'metodo Crocetta'. Volevano farmi fuori".