Canada: arrestata numero 2 di Huawei. Terremoto nelle Borse
La notizia ha avuto, sui mercati, l'effetto di una bomba. Provocando pesanti e generalizzati ribassi sui listini azionari. E questo quando iniziava a prevalere un cauto ottimismo – a seguito del G20 argentino - sui possibili sviluppi del braccio di ferro commerciale tra Stati Uniti e Cina. I leader dei due Paesi, infatti, avevano deciso una tregua sui dazi; dandosi 3 mesi di tempo per potersi accordare. Ma quanto avvenuto in queste ore, all'aeroporto di Vancouver, potrebbe mandare tutto all'aria. Arrestata, infatti, dalle Forze dell'Ordine canadesi, Meng Wanzhou: figlia del fondatore di Huawei Technologies e direttrice finanziaria della società. Il mandato era stato emesso dagli Stati Uniti, dove la top manager è coinvolta in un'indagine per accertare se il colosso delle telecomunicazioni – presente in tutto il Mondo con la sua rete, ed i suoi smartphone - abbia violato le sanzioni all'Iran. Domani l'udienza per decidere su un eventuale rilascio su cauzione della donna, che rischia l'estradizione. Immediata la reazione dell'Ambasciata cinese, che ha chiesto la liberazione della dirigente, parlando di una “seria violazione dei diritti umani”. Solo due settimane fa Donald Trump aveva invitato i Paesi alleati a non utilizzare Huawei perché sospettata di spionaggio. Ma secondo alcuni analisti l'offensiva – a questo punto - potrebbe riguardare anche altre aziende cinesi di questo settore strategico. Proprio quest'anno gli Stati Uniti avevano imposto, e poi revocato – dopo il pagamento di una maxi sanzione ed un cambio ai vertici -, un divieto di 7 anni sulla vendita di componenti americane per Zte. Vicenda che aveva destato preoccupazioni anche a San Marino, vista la partnership tecnologica con la multinazionale cinese.
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