Cancellieri: in Emilia Romagna patto scellerato tra le mafie
Con la crisi aumentano gli affari malavitosi, e “l'estrema temibilità delle mafie sta proprio nella loro incredibile prontezza ad intercettare i sintomi anche minimi di malessere della società”. Parole e musica di Annamaria Cancellieri, fresca di nomina al ministero di Grazia e Giustizia, intervenuta a Bologna a un incontro organizzato all'università dall'associazione “Europa” e dal dipartimento scienze giuridiche. In Regione, com'è emerso, esiste una sorta di pax emiliano romagnola dove le principali organizzazioni criminali, camorra, 'ndrangheta, cosa nostra e mafie straniere, convivono, non in concorrenza tra loro, ma in collaborazione, per condividere affari. 86 i beni confiscati nel territorio regionale, 26 le aziende, 19 solo a Bologna, 28 i beni confiscati tra Forlì e Cesena. E c'è grande ritorno di interesse del crimine organizzato per uno dei delitti parassitari più odiosi, l'usura. E la crisi, ha sottolineato il ministro, tende a facilitare l'immissione di capitali sporchi. Un'evenienza ben nota alle forze dell'ordine, come emerso anche nell'ultima operazione Mirror: il grosso rischio, avevano spiegato i carabinieri di Rimini, era che i malavitosi iniziassero a rilevare strutture ricettive, alberghiere e della ristorazione, approfittando proprio della lunga crisi. E non si sarebbe più trattato di infiltrazione malavitosa, bensì di radicamento. Per non parlare delle attività di recupero crediti che in realtà coprivano usura ed estorsioni, come l'indagine Vulcano ha messo in rilevo. Anche a San Marino la malavita si era insinuata attraverso il settore edile, per mettere poi le mani su un settore ancora più delicato, quello finanziario: e il prossimo bersaglio era quello bancario.
Francesca Biliotti
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