Caos in Libia: ormai è guerra civile. La Nato studia l'opzione militare
“Voglio inviare un messaggio chiaro ai collaboratori di Gheddafi: dovranno rispondere delle loro azioni”. Così Barack Obama. Il Presidente degli Stati Uniti ha anche aggiunto che la Nato sta studiando un’opzione militare nel Paese Nord-Africano. Il segretario generale del Patto Atlantico – Rasmussen – ha però precisato che non c’è nessuna intenzione, al momento, di intervenire in Libia; “ci stiamo preparando ad ogni eventualità – ha detto –, ma se il Colonnello continuerà ad attaccare la popolazione non posso immaginare che la comunità internazionale resti a guardare”. Il ministro italiano Maroni, dal canto suo, afferma che “un intervento militare sarebbe un errore”. Non mancano dubbi – intanto - sulla veridicità delle notizie di bombardamenti aerei sui civili, diffuse nei giorni scorsi. In particolare sul raid del 22 febbraio su Bengasi e Tripoli, che tanto risalto aveva avuto sui media internazionali. “I satelliti militari russi, che dall’inizio della sollevazione monitorano la situazione sul campo, non hanno rilevato nulla di tutto ciò”, ha fatto sapere l’emittente Russia Today. Situazione indecifrabile, insomma. Pare che le forze filo-governative stiano riprendendo il controllo di alcuni centri abitati a est di Tripoli; colonne di blindati sarebbero in marcia verso la roccaforte ribelle di Bengasi. Si parla di Ras Lanuf nuovamente bombardata da raid aerei; di Misurata ancora controllata dalla guerriglia. Tutte fonti non verificabili. Sul fronte politico, Gheddafi, si dice favorevole a una commissione d'inchiesta “delle Nazioni Unite o dell'Unione africana” per valutare la situazione. Nel frattempo l’ONU si prepara ad assistere fino a 200.000 profughi che potrebbero fuggire dalla Libia e che si sommerebbero ai 200.000 che già hanno abbandonato il Paese.
Gianmarco Morosini
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