Squadre di soccorso in partenza da tutto il mondo per estrarre i feriti dalle macerie. E intanto la terra continua a tremare.
“E’ la fine del mondo” dice la ragazza che con un telefonino ha filmato dall’alto in diretta gli effetti del terremoto sulla capitale Port-Au-Prince. Gli edifici crollati sollevano una coltre di polvere che nasconde la devastazione. La furia della natura, ancora una volta, si è abbattuta su un territorio già martoriato dal dramma della povertà. Alle 16.53 di ieri la prima e più violenta delle oltre trenta scosse di terremoto: magnitudo 7. Appena il tempo di cominciare a cercare i feriti tra le macerie che è scesa la notte. La scossa ha reso precaria l’erogazione di energia elettrica e praticamente inservibili i sistemi di comunicazione. A quasi un giorno di distanza le notizie sono ancora frammentarie. Migliaia, ma molto più probabilmente, decine di migliaia, i morti. Sono crollati gli edifici fatiscenti, ma anche quelli più moderni, come il quartier generale delle forze di pace Onu, il Parlamento, gli alberghi che ospitano la clientela internazionale. Al momento non vengono segnalati italiani dispersi. Sono 190 quelli presenti ad Haiti secondo la Farnesina. Ma non c’è alcuna certezza assoluta. Basti dire che neppure da Santo Domingo - l’altra metà dell’isola caraibica - si riesce a mettersi in contatto con Port-Au-Prince. Dagli Stati Uniti e un po’ da tutto il pianeta sono partite o stanno per partire squadre di soccorso. Il tempo, in questi casi, equivale a vite umane da salvare. Più passano le ore, meno sono le possibilità di trovare sopravvissuti sotto le macerie.
Luca Salvatori
“E’ la fine del mondo” dice la ragazza che con un telefonino ha filmato dall’alto in diretta gli effetti del terremoto sulla capitale Port-Au-Prince. Gli edifici crollati sollevano una coltre di polvere che nasconde la devastazione. La furia della natura, ancora una volta, si è abbattuta su un territorio già martoriato dal dramma della povertà. Alle 16.53 di ieri la prima e più violenta delle oltre trenta scosse di terremoto: magnitudo 7. Appena il tempo di cominciare a cercare i feriti tra le macerie che è scesa la notte. La scossa ha reso precaria l’erogazione di energia elettrica e praticamente inservibili i sistemi di comunicazione. A quasi un giorno di distanza le notizie sono ancora frammentarie. Migliaia, ma molto più probabilmente, decine di migliaia, i morti. Sono crollati gli edifici fatiscenti, ma anche quelli più moderni, come il quartier generale delle forze di pace Onu, il Parlamento, gli alberghi che ospitano la clientela internazionale. Al momento non vengono segnalati italiani dispersi. Sono 190 quelli presenti ad Haiti secondo la Farnesina. Ma non c’è alcuna certezza assoluta. Basti dire che neppure da Santo Domingo - l’altra metà dell’isola caraibica - si riesce a mettersi in contatto con Port-Au-Prince. Dagli Stati Uniti e un po’ da tutto il pianeta sono partite o stanno per partire squadre di soccorso. Il tempo, in questi casi, equivale a vite umane da salvare. Più passano le ore, meno sono le possibilità di trovare sopravvissuti sotto le macerie.
Luca Salvatori
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