STRASBURGO

CEDU condanna San Marino in relazione a due vicende giudiziarie

La Corte europea dei diritti dell'uomo ha puntato il dito contro l'inerzia del giudice istruttore

Ciò che conta in questo caso è il principio, non tanto l'entità dei risarcimenti: inevitabilmente contenuta nei giudizi di Strasburgo, che prescindono il merito delle questioni prese in esame. Per la cronaca San Marino dovrà versare ad ognuno dei 3 ricorrenti 4.000 euro di danno non patrimoniale, e 1.000 euro per costi e spese. La sentenza CEDU, nel dettaglio, riguarda due storie distinte; tratto comune la volontà delle vittime – due delle quali assistite dall'Avvocato Rossano Fabbri, l'altra dall'Avvocato Marino Federico Fattori - di costituirsi parte civile. Ma non fu possibile, per il sopraggiungere della prescrizione.

La prima vicenda giudiziaria scaturì da una denuncia per lesioni personali presentata da due residenti sul Titano, contro un donna di origini bosniache. La seconda riguardava invece un minore sammarinese, che avrebbe subito atti di bullismo durante una gita scolastica. Piuttosto severe le osservazioni della Corte di Strasburgo, che ha sottolineato come le indagini penali – nei casi in questione – fossero state interrotte a causa della totale inattività del giudice istruttore. L'azione penale finì dunque su un binario morto e non si poté procedere all'esame delle richieste di costituzione di parte civile; negando così ai ricorrenti la possibilità di far valere le proprie pretese in Tribunale, come riconosciuto invece dall'ordinamento del Titano.

La Giuria, composta fra gli altri anche dal sammarinese Gilberto Felici, ha insomma ravvisato una violazione dell'articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo; ad avviso del Governo ritenuto invece non applicabile nei casi di specie. A livello giuridico, dunque, si sarebbe fatta chiarezza su un punto importante: l'estensione alle parti offese delle disposizioni relative al diritto ad un equo processo.

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