"Siamo tutti belgi, ma non tutti europei" - questo il titolo dell'articolo che Michele Chiaruzzi ha scritto per Treccani, sviluppando - a partire dagli attentati di Bruxelles - la tesi, ormai sotto gli occhi di tutti, che "nemmeno quando si senta minacciata, l'Europa sembra in grado d'animarsi di spirito politico unitario".
Da Hedley Bull a Carl von Clausewitz, passando per Raymond Aron: Chiaruzzi cita colonne portanti del pensiero delle Relazioni Internazioni sviluppatosi attorno al concetto fondamentale e fondativo dello Stato quale soggetto unitario della Comunità Internazionale. Una forma cui l'Europa dei 28 vuole tendere, ma la cui "identità comune, azzerata dalla retorica politica che ne corrode la sostanza - scrive Chiaruzzi - ciondola sospesa in un tempo surreale che non è oggi, ma sempre domani".
Non l'Europa, ma il Belgio quale obiettivo politico del Daesh. Non un attacco diretto al cuore dell'Unione Europea, ma mirato ad uno "Stato che partecipa alla coalizione internazionale contro lo Stato Islamico".
Del resto, vista da questa parte della barricata, la ventilata guerra è di chi la subisce, singolarmente. Anche nella professione solidaristica dei "concittadini continentali". Non servono anni spesi a favore della vessillologia per comprendere il motivo per cui dopo i fatti di Parigi e quelli più recenti di Bruxelles, siano state sventolate le bandiere nazionali di Francia e Belgio a memoria delle vittime, mentre quella dell'Europa unita è rimasta ben piegata in un cassetto: la conclusione è la più semplice, l'Europa non è un soggetto politicamente unito e se nemmeno avvenimenti drastici come questi sono forieri di una compattezza identitaria e politica, difficilmente si potrà pervenire ad un'unione europea, svuotata dei paradigmi della retorica politica. Un'unione europea con le minuscole, insomma.
LP
"Siamo tutti belgi, ma non tutti europei", Michele Chiaruzzi per Treccani - clicca qui per leggere l'articolo completo
Da Hedley Bull a Carl von Clausewitz, passando per Raymond Aron: Chiaruzzi cita colonne portanti del pensiero delle Relazioni Internazioni sviluppatosi attorno al concetto fondamentale e fondativo dello Stato quale soggetto unitario della Comunità Internazionale. Una forma cui l'Europa dei 28 vuole tendere, ma la cui "identità comune, azzerata dalla retorica politica che ne corrode la sostanza - scrive Chiaruzzi - ciondola sospesa in un tempo surreale che non è oggi, ma sempre domani".
Non l'Europa, ma il Belgio quale obiettivo politico del Daesh. Non un attacco diretto al cuore dell'Unione Europea, ma mirato ad uno "Stato che partecipa alla coalizione internazionale contro lo Stato Islamico".
Del resto, vista da questa parte della barricata, la ventilata guerra è di chi la subisce, singolarmente. Anche nella professione solidaristica dei "concittadini continentali". Non servono anni spesi a favore della vessillologia per comprendere il motivo per cui dopo i fatti di Parigi e quelli più recenti di Bruxelles, siano state sventolate le bandiere nazionali di Francia e Belgio a memoria delle vittime, mentre quella dell'Europa unita è rimasta ben piegata in un cassetto: la conclusione è la più semplice, l'Europa non è un soggetto politicamente unito e se nemmeno avvenimenti drastici come questi sono forieri di una compattezza identitaria e politica, difficilmente si potrà pervenire ad un'unione europea, svuotata dei paradigmi della retorica politica. Un'unione europea con le minuscole, insomma.
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