Si chiama «Cammina con me!» l'iniziativa della Comunità Papa Giovanni XXIII per ribadire la necessità del riconoscimento da parte dello Stato delle strutture educative alternative al carcere.
Sabato 11 aprile dalla Casa Madre del Perdono di Montecolombo (RN) al Santuario della Madonna di Bonora a Montefiore Conca, lungo i sentieri della Valconca, una cinquantina di detenuti a piedi cammineranno immersi nella natura.
Il cammino sarà per loro un'occasione di raccontare i propri vissuti, le proprie ferite, per riflettere sui reati commessi e sulla voglia di ricominciare a vivere.
I detenuti stanno tutti scontando la pena nelle Comunità educanti con i carcerati (Cec), strutture che oggi vivono solamente grazie all'autofinanziamento: da oltre 10 anni è attiva la sperimentazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Giorgio Pieri, responsabile della Casa Madre del Perdono e coordinatore dell'evento spiega: «Sono almeno 10.000 i posti che sarebbero da subito disponibili per l'accoglienza di detenuti, solo da parte delle associazioni della cordata per la “Certezza del Recupero”. Se venisse riconosciuta una retta di 40 euro al giorno a testa dallo Stato, (in carcere il costo è di 200 euro) in un solo anno avremmo un risparmio di 500 milioni rispetto alle strutture carcerarie, con un'importante ricaduta sociale: noi abbiamo visto che solo il 10% dei ragazzi in misure alternative ritorna a delinquere, contro il 70% del cammino penitenziario tradizionale».
E' il caso di Antonello Guadagni, che ha terminato di scontare la pena lavorando come casaro nell'Azienda Agricola di San Facondino a Saludecio (RN): «Fare il “formaggio del perdono” per me è solo un’attività fisica; il mio vero lavoro è quello di cercare salvezza per la mia animuzza. Compenso come riesco, lavorando, i conti in sospeso con le persone e con la giustizia».
Sabato 11 aprile dalla Casa Madre del Perdono di Montecolombo (RN) al Santuario della Madonna di Bonora a Montefiore Conca, lungo i sentieri della Valconca, una cinquantina di detenuti a piedi cammineranno immersi nella natura.
Il cammino sarà per loro un'occasione di raccontare i propri vissuti, le proprie ferite, per riflettere sui reati commessi e sulla voglia di ricominciare a vivere.
I detenuti stanno tutti scontando la pena nelle Comunità educanti con i carcerati (Cec), strutture che oggi vivono solamente grazie all'autofinanziamento: da oltre 10 anni è attiva la sperimentazione della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Giorgio Pieri, responsabile della Casa Madre del Perdono e coordinatore dell'evento spiega: «Sono almeno 10.000 i posti che sarebbero da subito disponibili per l'accoglienza di detenuti, solo da parte delle associazioni della cordata per la “Certezza del Recupero”. Se venisse riconosciuta una retta di 40 euro al giorno a testa dallo Stato, (in carcere il costo è di 200 euro) in un solo anno avremmo un risparmio di 500 milioni rispetto alle strutture carcerarie, con un'importante ricaduta sociale: noi abbiamo visto che solo il 10% dei ragazzi in misure alternative ritorna a delinquere, contro il 70% del cammino penitenziario tradizionale».
E' il caso di Antonello Guadagni, che ha terminato di scontare la pena lavorando come casaro nell'Azienda Agricola di San Facondino a Saludecio (RN): «Fare il “formaggio del perdono” per me è solo un’attività fisica; il mio vero lavoro è quello di cercare salvezza per la mia animuzza. Compenso come riesco, lavorando, i conti in sospeso con le persone e con la giustizia».
Riproduzione riservata ©