“Se debbo parlare parlerò dopo”. Così Giovanni Guzzetta; che non intende, per ora, rilasciare commenti. Di certo l'audizione del Dirigente del Tribunale sarà uno dei momenti cruciali del Consiglio Giudiziario Plenario di lunedì; che lo stesso giurista aveva richiesto, affinché si potesse discutere sulla propria permanenza in carica. Era fine maggio, e alcune sue esternazioni sulla stampa italiana erano state stigmatizzate da esponenti del Governo e consiglieri di maggioranza. Un quadro di rapporti, insomma, forse irrimediabilmente deteriorato; tanto che non mancano speculazioni circa la possibilità che sia lo stesso Guzzetta, dopodomani, a mettere sul tavolo le proprie dimissioni. C'è insomma chi parla di un vero e proprio redde rationem. Certamente il clima politico che accompagna la riunione dell'Organismo è infuocato; con bordate da parte delle opposizioni, che accusano l'Esecutivo di intervenire “a gamba tesa” in questo ambito. SSD parla di un'aperta violazione, da parte della maggioranza, del principio della separazione ed autonomia dei poteri, e a tal fine ricorda l'appello, rivolto alle massime istituzioni, di 5 “autorevoli ex componenti del Collegio Garante”; lettera peraltro diffusa oggi da Repubblica Futura, affinché tutti i cittadini ne vengano a conoscenza: “a loro – afferma RF - spetteranno le valutazioni su ciò di gravissimo che si sta per attuare nel nostro Paese”. Nella missiva – inviata fra gli altri ai Capitani Reggenti e ai membri del Consiglio Grande e Generale - i professori Angelo Piazza, Carlo Fusaro, Carlo Bottari, Giuseppe Ugo Rescigno e Nicola Lettieri, esprimono “costernazione e vivissima preoccupazione” per scelte legislative che, a loro avviso, “rischiano di alterare fortemente i fondamentali principi dello Stato di diritto” in Repubblica.
Il riferimento è alla Legge qualificata numero 1 del 2020, quella sulla composizione del Consiglio Giudiziario Plenario, che – scrivono i 5 giuristi -“con una norma di interpretazione autentica (e quindi dai potenziali effetti retroattivi) interferisce gravemente con l'indipendenza della Magistratura”. Da qui un auspicio affinché le Istituzioni “possano ripensare l'orientamento”. La legge qualificata 1/2020, peraltro, era già stata oggetto di una proposta – giudicata poi inammissibile - di referendum confermativo. Iniziativa quest'ultima che, insieme alle problematiche innescate dal covid, avrebbe portato allo slittamento della seduta del Consiglio Giudiziario Plenario, inizialmente prevista per giugno. Alla riunione – proprio alla luce della nuova legge, che lunedì sarà probabilmente oggetto di discussione – prenderanno parte 11 magistrati, oltre al Dirigente del Tribunale, che non avrà però diritto di voto. E poi il Segretario di Stato alla Giustizia e 10 esponenti del Consiglio Grande e Generale. Fra i temi all'ordine del giorno dovrebbe esservi anche la verifica di una serie di ricorsi, oltre ad un confronto sul reclutamento di giudici mancanti o in scadenza.