Continuano le indagini della Gendarmeria, anche dopo l’arresto di Gino Guidi

Continuano le indagini della Gendarmeria, anche dopo l’arresto di Gino Guidi.
Indagini a tutto campo della Gendarmeria, anche dopo l’arresto di Gino Guidi, il sammarinese di 47 anni colto in flagranza di reato mentre era intento ad appiccare il fuoco a un cassonetto, nei pressi della stazione di servizio di Rovereta.
Indagini a tutto campo perché restano da accertare i collegamenti fra l’uomo e la lunga scia di incendi che, da fine gennaio all’altra sera, ha mandato in fumo oltre 50 cassonetti.
Se infatti, non ci sono dubbi per il reato per il quale è stato colto sul fatto, per gli inquirenti sarà più complesso provare se anche gli altri incendi sono stato appiccati dalla stessa persona.
Pare, ma il condizionale è d’obbligo, che sia gli incendi ai cassonetti, sia l’attentato incendiario all’abitazione dei famigliari del Comandante della Polizia Civile Albina Vicini siano riconducibili alla stessa mano.
Guidi è stato interrogato dal Commissario della Legge Alberto Buriani, assistito dal legale d’ufficio Andrea Bonelli. Massimo riserbo su quanto dichiarato dal sammarinese. Guidi non avrebbe fatto ammissioni, smentendo quindi sia il maxirogo che ha distrutto oltre 30 ettari di terreno a Maiano sia l’incendio agli altri cassonetti che alla casa della famiglia del Comandante Vicini.
Se al 47enne di Falciano si contestasse il solo reato di danneggiamento di beni dello Stato, quali sono appunto i cassonetti, a Guidi si applicherebbe la prigionia di secondo grado o la multa. Ma se le prove lo collegassero al rogo di Maiano e all’incendio che ha minacciato da vicino l’abitazione della famiglia Vicini, dovrebbe rispondere di reati molto più gravi .

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