Ultima giornata di lavori per “Imparare: questo è il problema. Vivere, convivere con la dislessia”, settimo convegno internazionale organizzato al teatro Turismo di Città. E’ per fortuna quasi completamente tramontata la catalogazione, assai superficiale, di ragazzo svogliato e fannullone per indicare un giovane affetto da dislessia. Grazie agli sforzi congiunti del servizio minori, della scuola e dei servizi socio sanitari, che in questi anni hanno lavorato molto sull’informazione e la sensibilizzazione, organizzando convegni anche in collaborazione con l’associazione italiana dislessia, la diagnosi per riconoscere un ragazzo dislessico è diventata più veloce e precisa. “Il disturbo – spiega la dottoressa Maria Luisa Zavoli, dirigente del servizio minori – si manifesta in età scolare, quindi tra i nostri obiettivi primari vi sono la sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente scolastico, dove poi si manifestano le disabilità, e la formazione specifica del corpo docente. Il nostro intervento riguarda dunque il diretto interessato, la famiglia e la scuola. Ogni soggetto ha le sue peculiarità – conclude - sta a noi intervenire con le terapie più idonee per ogni singolo caso”. Scopo del convegno internazionale, e del servizio minori che studia il fenomeno ormai da trent’anni, è permettere ai ragazzi dislessici di vivere la propria condizione riducendo le loro situazioni di disagio e di malessere, vissute nel quotidiano, e riuscire a far concludere loro l’iter scolastico.
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