Gianfranco Ercolani è stato condannato a 8 anni di carcere per omicidio. La sentenza è stata emessa dal tribunale dell’Havana il 21 dicembre scorso, ma la notizia si è appresa solo nelle ultime ore ed è stata confermata dal legale del sammarinese, l’avvocato Alessandro Petrillo. La corte ha ritenuto Ercolani il principale responsabile per la morte della minorenne cubana, deceduta circa 3 anni fa in seguito ad una overdose da cocaina. Altri tre gli imputati nel processo. Uno è stato condannato, come Ercolani, per omicidio e sconterà la pena con 5 anni di lavoro correzionale obbligatorio. Gli altri due imputati sono stati condannati per complicità a quattro anni di lavoro correzionale obbligatorio. Il sammarinese è invece in carcere in una struttura riservata agli stranieri, dove le condizioni di detenzione sono molto dignitose. Il collegio difensivo di Ercolani potrebbe non proporre l’appello per la sentenza, così da poter scontare la condanna a San Marino, come previsto da un accordo bilaterale, tra la Repubblica e Cuba. Ma l’appello potrebbe essere chiesto dagli altri imputati e in questo caso, se la posizione di Ercolani non venisse stralciata, il sammarinese dovrebbe attendere in carcere all’Havana la sentenza di secondo grado, prima di poter tornare a San Marino. 'La strategia – ci ha detto l’avvocato Petrillo – è comunque ancora tutta da decidere'. C’è poi anche la vicenda della tentata fuga del sammarinese dall’isola, nel periodo di Natale. Venne fermato dalla polizia cubana proprio sulla spiaggia, dopo aver deciso di non scappare. Non si sa ancora bene se per questo episodio sarà processato. Se così fosse, verosimilmente, i tempi per il rientro in Repubblica, slitterebbero ulteriormente. In ogni caso, questa seconda vicenda potrebbe pesare negativamente e non far concedere al sammarinese la liberta’ vigilata, condizione in cui ha trascorso questi anni di attesa per il processo. “La giustizia cubana – commenta l’avvocato Petrillo - ha fatto il suo corso. Nutro profondo rispetto per la sentenza nei confronti della quale, pur non condividendone il tenore, non mi permetto di esprimere giudizi”.
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