I dati sulla salute delle migranti non vanno usati in maniera pretestuosa
I dati diffusi dalla nostra Segreteria alla Sanità non ci permettono di valutare con esattezza quale sia la reale situazione delle migranti presenti sul nostro territorio in qualità di collaboratrici familiari. Potrebbe ad esempio essere utile sapere a quanto ammonta la spesa media e quanti e quali esami vengono prescritti alle donne sammarinesi della stessa fascia di età delle migranti in questione (30-55 anni), per capire se, come per queste, si aggira sui mille Euro pro capite annui. Ancora potrebbe essere interessante conoscere i dati risultanti dalle visite mediche pre-assuntive cui obbligatoriamente devono essere sottoposti tutti i lavoratori, per valutarne l’idoneità alla mansione.
Quanto alla loro minor contribuzione, crediamo non si possa prescindere dalle implicazioni sociali del lavoro delle collaboratrici familiari: quanto vale la ‘liberazione’ del tempo e della disponibilità di altre persone, in prevalenza donne, che sarebbero impegnate nel lavoro di cura di anziani e bambini? Quanto incide questa crescente presenza di assistenti familiari sulla maggiore partecipazione delle donne sammarinesi al mercato del lavoro?
Non accettiamo che motivazioni insufficienti e apparentemente pretestuose siano utilizzate per negare il più elementare dei diritti umani: quello alla salute.
Pretendiamo che il diritto alla salute sia un diritto universale e non possiamo permettere che i costi di un’amministrazione sconsiderata vengano fatti pagare ai deboli, a chi non ha voce né rappresentanti.
Crediamo che la diffusione dei dati a riguardo vada fatta in maniera più completa e precisa evitando di creare malintesi e di accostare la notizia della presunta pericolosità delle migranti per la salute pubblica, all’elenco dei costi relativi alle spese mediche a loro dedicate. In un momento difficile come quello che stiamo attraversando, si rischia di fomentare la xenofobia, e sono leggerezze che una voce ufficiale come quella della Segreteria alla Sanità non si può permettere. Altrimenti si dà adito ai maligni di pensare che si vogliano mettere le mani avanti per poi compiere più facilmente l’ennesimo gesto incivile, che si voglia continuare nell’opera di distruzione del nostro sistema sanitario, che ci vogliano convincere che la salute non può essere un diritto di tutti ma un privilegio per pochi.
Donne cittadinanza attiva