Dopo la ratifica del Decreto Scuola, i docenti di ogni ordine e grado non arretrano di un passo. In una corposa nota, gli insegnanti fanno sapere di proseguire la mobilitazione affinché la scuola non venga considerata “in base a logiche di mera razionalizzazione economica”. Si tenta così nuovamente di mediare col governo. Chiedono di essere ascoltati per ogni sperimentazione o cambiamento che riguardi la scuola; che le ore di lezione nelle Medie e nelle Superiori siano di 55 e 60 minuti, senza sacrificare occasioni formative ma modificando gli orari dei trasporti; che tutti i momenti in cui gli alunni saranno sotto la loro responsabilità dovranno essere conteggiati. In caso contrario gli insegnanti non si renderanno disponibili a seguire uscite fuori territorio, attività elettive e laboratori. Momenti che, si sottolinea, piacciano anche ai docenti in quanto fatte di relazioni personali autentiche. Riprendendo le parole del Rettore dell'Università di Bologna Ubertini nella sua orazione ufficiale, gli insegnanti vogliono essere parte attiva nel processo di riforma della scuola. Anni di incuria e superficialità nell'ambito bancario e finanziario – scrivono - non possono portare alla dismissione del nostro welfare.
Silvia Sacchi
Silvia Sacchi
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