Denaro sospetto dalla Cina: aperto procedimento per riciclaggio
Il fascicolo penale è stato aperto, con la grave accusa di riciclaggio, ma sarà molto difficile riuscire a ricostruire la provenienza e la destinazione del flusso di denaro, pari a 26 milioni di euro. Proprio perché l’indagine è partita quando i conti correnti erano stati chiusi e i soldi ormai svaniti nel nulla. Probabilmente sono passati da Hong Kong, ma è inutile inviare rogatorie, non c’è risposta. Inoltre si sa che la somma era arrivata alla finanziaria e da qui passata alla banca ad essa collegata, e la legge antiriciclaggio in questi casi non obbliga la banca ad effettuare l’adeguata verifica. Così come non sussiste l’obbligo se i soldi arrivano da un’altra banca. Insomma, il soggetto che deve verificare è uno solo. Qualcuno vorrebbe correggere questa che considera una lacuna della legge antiriclaggio, introducendo cioè l’obbligo per ciascun soggetto finanziario ad effettuare, ognuno per proprio conto, le adeguate verifiche. Si avrebbero controlli incrociati e, in buona sostanza, più garanzie. Poi sono partite le ispezioni di Banca centrale, ma non è dato sapere se in seguito a questo episodio o se per controlli di routine: sono comunque durate quattro mesi e mezzo. Infine le segnalazioni, grazie alle quali la magistratura sammarinese ha poi inviato una rogatoria a Rimini per avere notizie sui titolari del conto corrente: dapprima una cinese, poi un ucraino. Quest’ultimo non risulta nemmeno essere mai stato in Italia. La cinese invece è titolare di una piccola attività commerciale: ma se dalle indagini, tuttora in corso, emergesse che non ha redditi adeguati alle somme depositate, per la magistratura sammarinese queste sarebbero il frutto di proventi illeciti, e ne dovrebbe rispondere.
Francesca Biliotti
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