Dialoghi col mondo: Enrico Calamai a Faetano per parlare di immigrazione e dei nuovi "desaparecidos"
Ampio dibattito e partecipazione alla sede dell'Ente Cassa di Faetano per la prima serata del ciclo "Incontri col Mondo", con protagonista l'ex diplomatico Enrico Calamai, detto lo "Schindler di Buenos Aires” per aver salvato almeno 300 persone fra il 1972 e il 1977 nel periodo della dittatura militare argentina. L'incontro, moderato dal professor Michele Chiaruzzi, è stato organizzato dalla Giunta di Castello di Faetano e il Centro di Ricerca per le Relazioni Internazionali dell’Università di San Marino, con il Patrocinio delle Segreterie di Stato agli Affari Esteri, Affari Interni, Istruzione e Cultura, Ambasciata d’Italia di San Marino.
Calamai ha ricordato il periodo in cui operava a Buenos Aires come vice-console italiano. "Ero molto giovane e vedevo lo stato come un ente giusto, al di sopra delle parti, equo e caratterizzato eticamente. Gli anni mi hanno portato a capire che forse non era proprio così, ma all'epoca credevo fermamente che lo stato che io ritenevo esistesse e rappresentasse il popolo italiano esigesse dai suoi funzionari un comportamento di solidarietà con chi era in pericolo di vita per motivi politici. L'unica cosa da fare era tentare di dare una mano. Lo stato mi aveva affidato delle funzioni che mi permettevano di farlo, come il rilascio dei passaporti e il rimpatrio. Mi sembrava naturale agire così per quanto era possibile farlo".
Calamai nel dibattito ha parlato anche di come viene percepito attualmente il fenomeno dell'immigrazione, facendo riferimento a quelli che definisce i nuovi desaparecidos. "Oggi - ha commentato - abbiamo internet, abbiamo i social. Tutti sanno tutto, ma in questo saper tutto c'è come una overdose di informazioni che si annullano a vicenda e c'è comunque una selezione di ciò a cui si attribuisce importanza e ciò che viene pure accennato, ma sfugge al nostro controllo e alla nostra conoscenza. Oggi la gente muore durante il il percorso per l'Europa per salvare la vita e noi lo percepiamo come un fatto che non ci riguarda. Leggiamo di un barcone affondato, ma ci sembra un fatto normale. Ci commuoviamo se vediamo la foto di un bambino sulla spiaggia in Turchia ben vestito, ma se la settimana successiva leggiamo che è affondato un barcone con 5 bambini, dato che per noi non ha rilevanza e il rimpasto mediatico quotidiano lo dà come scontato, noi lo lasciamo perdere. Questi sono i nuovi desaparecidos."
Ma cosa si augura Enrico Calamai per il futuro? "Oggi la politica occidentale e la politica europea e la politica della NATO percepiscono come problema assolutamente centrale l'immigrazione, in contraddizione con i loro valori fondanti. Si fa distinzione fra i migranti economici e i richiedenti asilo; seppur per me non c'è differenza sostanziale, una categoria viene più tutelata dell'altra. Trovare una risposta a all'immigrazione che corrisponda ai valori fondanti dell'umanesimo, dell'illuminismo e della democrazia è assolutamente centrale oggi. Questo è quello che mi auguro che possa succedere, anche se ne vedo la problematicità estrema."