La mia posizione processuale è nettamente distinta da quella dell’altra imputata, che riguarda fascicoli e mancanze diverse. La precisazione arriva dall’attuale direttore delle Poste, Barbara Montanari, che alla magistratura chiede di separare le due posizioni: “la scelta di mantenerle unite – dichiara – ha generato confusione nell’opinione pubblica e mi ha arrecato un grave danno”. I fatti, lo ricordiamo, si riferiscono agli ammanchi nei versamenti delle mano regie, per alcuni atti, cioè, sono state versate le somme di denaro corrispondenti dai debitori, ma non sono state versate nelle casse dello Stato. “Non sono questi – spiega Barbara Montanari – i fascicoli per i quali è aperta anche nei miei confronti un’indagine giudiziaria. Per quel che mi riguarda si tratta di 10 fascicoli, sui 10 mila trattati dall’ufficio che dirigevo, per i quali è stata adottata una procedura diversa da quella prevista, ma gli importi sono stati ritirati dall’ufficio competente in tacita collaborazione e da lì giunti nelle casse dello Stato. C’è di più – aggiunge – il mio rinvio a giudizio riguarda la contestazione di omissione d’atti d’ufficio mentre non sono mai stata accusata di non aver vigilato sull’operato dei miei sottoposti, come invece emerso in alcuni resoconti giornalistici. Per questo – dichiara Barbara Montanari – ho dato mandato al mio avvocato di presentare istanza per la separazione delle due posizioni, che ritengo debbano essere valutate in modo completamente autonomo”. L’attuale direttore delle Poste afferma di attendere serenamente l’esito del giudizio, convinta che le procedure adottate non abbiano rilevanza penale. “Ritengo – conclude – sia arrivato il momento di fare chiarezza e auspico che la giustizia faccia il suo corso in tempi celeri”.
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