Diritti civili e fecondazione. Cosa è concesso a San Marino?

L'infertilità maschile è in aumento, così come negli anni si è alzata l'età delle donne che scelgono di avere il primo figlio. Non dovrebbe stupire pertanto il numero di coppie che ogni anno devono varcare la soglia dell'ospedale di Stato per 'allargare' la famiglia: dalle 30 alle 40. I diritti civili inaugurano i dibattiti della Festa dell'Amicizia PDCS, proprio nei giorni in cui l'Italia ha vissuto come un dietrofront del Consiglio dei Ministri lo slittamento della discussione sul decreto sulla fecondazione eterologa e relativa legge parlamentare, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ne ha cancellato il divieto previsto dalla legge 40. Un tema più che mai d'attualità, dunque. A San Marino il tentativo di regolamentare il settore è fermo al 2005: a quando il Segretario alla Sanità Rossini- ginecologo ed esponente della sinistra- tentò un iter di legge che prevedeva la diagnosi del preimpianto e la fecondazione eterologa. Erano gli anni in cui l'Italia aveva bocciato le modifiche alla legge 40 ma le speranza di chi intravedeva il business dietro la rivoluzione sammarinese morirono in prima lettura. Cosa è dunque concesso a San Marino? un primo inquadramento clinico e la successiva fase farmacologica, che generalmente dura poche mesi. Il resto si fa in Italia; in caso di mancata gravidanza la coppia può mettersi in lista di attesa in una struttura pubblica, oppure viene indirizzata dall'Iss in una struttura privata di fiducia. In questi casi il costo è piuttosto alto, ma il contributo statale è consistente e prevede due bonus da due mila euro per il doppio ciclo di fecondazione assistita. In pratica è coperta una buona metà della spesa, senza contare che nel rimborso sono contemplati tutti gli esami che il laboratorio sammarinese è in grado di fornire, compreso quello cromosomico

Diritti civili e fecondazione. Cosa è concesso a San Marino?

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