“Disobbedisco quindi sono”: un titolo provocatorio, forte per un incontro su un tema di estrema attualità, quello del vandalismo, della violenza tra i giovani. Secondo una recente indagine del CENSIS la maggioranza delle famiglie sarebbero preoccupate per il futuro e il presente dei propri figli. Si è parlato molto, forse troppo sui media, di casi eclatanti come quelli di Erika e Omar o del delitto di Desiree Piovanelli, ma questi casi – pare – non sono che la punta dell’iceberg di un disagio profondo delle nuove generazioni. Ci sono periferie di grandi città – ha sottolineato il noto giornalista Gabriele Canè – dove dopo le 8 di sera non si può uscire, ci sono insegnanti che hanno paura di entrare in alcune quinte elementari. “Non sono un esperto di disagio giovanile – ha detto Canè – sono un genitore e un osservatore e la realtà intorno a noi è cambiata, si è sbriciolato il nucleo fondamentale della nostra società: la famiglia”. “Viviamo in una società complessa - gli ha fatto eco l’altro relatore dell’incontro Sebastiano Bastianelli, dirigente del servizio neuropsichiatrico sammarinese - una società figlia del secolo precedente: carico di violenza e di odio”.
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