Le domande sulla lista Oliverio

Che cose c'è scritto in quella lista che Paolo Oliverio, il fiscalista arrestato per presunti affari illeciti compiuti con l’ordine religioso dei Camilliani, avrebbe consegnato ai servizi segreti italiani?Secondo indiscrezioni circolate nei giorni scorsi conterrebbe l'elenco degli italiani che hanno aperto conti correnti a San Marino. Ma se questo corrispondesse alla realtà, se cioè Oliverio, nel 1989, avesse realmente consegnato quella lista nelle mani dell'Aisi, l’agenzia per la sicurezza interna con compiti di informazione e controspionaggio, come l'avrebbe ottenuta? Chi potrebbe avergliela fornita? e ancora, quanto sarebbe attendibile? Domande che in questi giorni attraversano la Repubblica a più livelli, contenute in alcuni casi anche in interrogazioni parlamentari. Valutando le possibilità di reperimento di questi dati, l'attendibilità di quella lista sembrerebbe vacillare, come pure la sua reale esistenza. Al 47 enne commercialista romano, in relazione con alti prelati, politici e grandi imprenditori, potrebbe essere stato un dipendente infedele a fornire le informazioni sui conti degli italiani a San Marino. Ma in questo caso gli avrebbe fornito i nominativi dei conti nella sua banca e non in tutte. Oppure un hacker, un esperto di intrusioni informatiche, potrebbe aver avuto accesso ai dati delle banche, ma queste non risultano collegate in rete fra loro, e quindi sarebbe un'operazione impossibile. Non esistono neppure società esterne che gestiscano i traffici informatici degli istituti di credito sammarinesi. Forse gli strumenti per raccogliere queste informazioni potrebbero essere nelle disponibilità degli spioni dei servizi segreti italiani, ma allora Oliverio non sarebbe stato di nessuna utilità. Domande che gettano ombre su questa fantomatica lista ma che ancora restano senza risposta. Di fatto ci sono le richieste della magistratura romana per conoscere i movimenti bancari di Oliverio a San Marino, quelli sì rintracciabili e documentabili, considerato che lui, sul Titano, aveva una società la P.O. & Partners. La rogatoria della DDA di Roma, chiede infatti di indagare sui conti riconducibili a Oliverio ma anche alla società di cui era amministratore.

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