Don Oreste: una vita dedicata ai poveri e ai deboli
Don Oreste Benzi nasce il 7 settembre del 1925 a S.Clemente da una povera famiglia di operai. E’ settimo di nove figli. Già da bambino è forte in lui la vocazione tanto che a 12 anni entra in seminario a Rimini e viene ordinato sacerdote nel 1949. Il 5 luglio dello stesso anno diventa cappellano della parrocchia di San Nicolò mentre nel 1950 viene chiamato in seminario per svolgere il ruolo di insegnante. Al contempo è nominato vice-assistente della Gioventù Cattolica di Rimini. Il suo rapporto con i giovani fa maturare in lui la convinzione che occorra essere presenti e vicini ai loro problemi, perché è proprio nell’adolescenza che si formano i metri di misura definitivi dei valori della vita. Da quel momento in poi cerca di realizzare una serie di attività che favoriscano – come dice lui stesso - un «incontro simpatico con Cristo». Dal 1958 al 1961 si dedica quindi alla costruzione di una casa alpina ad Alba di Canazei per soggiorni di adolescenti. Nel 1953 diviene direttore spirituale nel seminario di Rimini per i giovani fra i 12 e i 17 anni. Dopo aver insegnato religione in scuole e licei di Rimini e Riccione, inizia a lavorare con alcuni giovani che impegnano le proprie vacanze nell'animazione dei soggiorni montani per adolescenti in difficoltà. Nel 1968 dà vita all'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII e guida nel 1972 l'apertura della prima Casa Famiglia a Coriano. L’energia, l’impegno, l’amore per il prossimo e la determinazione di questo piccolo sacerdote compiono un vero e proprio miracolo. Oggi l'associazione conta 200 case-famiglia e oltre 30 comunità terapeutiche per il recupero dei tossicodipendenti. 6 Case di preghiera, 7 Case di fraternità, 15 Coop sociali in cui vengono inserite persone svantaggiate, 6 Centri diurni per valorizzare le capacità di persone con handicap gravi, 32 Comunità terapeutiche, la 'Capanna di Betlemme' per l'accoglienza ai poveri. L'impegno della Comunità, che opera anche in diversi paesi all’estero, prevede varie forme di condivisione con giovani disagiati, persone con handicap, senza casa, detenuti, zingari, tossicodipendenti, etilisti, immigrati, anziani, malati di Aids, madri in difficoltà, prostitute. È un cammino 'a fianco degli ultimi', per dare voce a chi non ha voce". In occasione del suo 80esimo compleanno spiegò così l’attività dell’associazione : "Io non ho fondato nulla, sono stati i poveri che spesso ci hanno rincorso e ci hanno impedito di addormentarci. Sono stati gli emarginati, le persone con problemi fisici e psichici che hanno dato vita alla Comunità Papa Giovanni: io e gli altri con i quali lavoro abbiamo solo messo a disposizione le nostre vite".
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