Dopo 67 anni rinviati a giudizio tre militari tedeschi accusati della strage di Fragheto
Le carte della strage di Fragheto erano nell’armadio della vergogna, scoperto quasi per caso nel 1994 all’interno della cancelleria della procura generale militare a Roma. Come per l’eccidio di sant’Anna di stazzema e per quella delle fosse ardeatine, è potuto quindi riprendere l’iter processuale dimenticato, per uno degli episodi più orribili della seconda guerra mondiale tra Romagna e Montefeltro. Dopo oltre 10 anni di non facile istruttoria la procura militare ha rinviato a giudizio Karl Shafer, 100 anni comandante dei militari autori della strage, Karl Weis 91 anni e Ernst Plege 89, esecutori materiali. Verranno processati a 67 anni da quei fatti. La regola in quei tempi era 10 italiani a morte per ogni militare tedesco ucciso dai partigiani, ma la procura militare ipotizza che si trattò di qualcosa ancora più grave: un omicidio plurimo, aggravato da futili motivi. Come dire che i militari della Wermacht uccisero senza una ragione particolare, ma solo per eliminare italiani innocenti. 7 bambini, uno dei quali di pochi mesi; 15 donne, 6 anziani, due giovani. 30 morti. I tedeschi li trucidarono sparando all’impazzata, dentro e fuori le case, poi appiccarono le fiamme distruggendo il piccolo paesino. Dalla strage si salvarono 30 persone che trovarono rifugio in una casa misteriosamente risparmiata dalla barbarie. Qualcuno parla di un miracolo, altri ipotizzano ragioni meno nobili: i tedeschi forse non li uccisero perché tra loro c’era qualche spia che per salvare la pelle “vendette” tutti gli altri.
Luca Salvatori
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