47, in totale, le persone indagate per reati di natura finanziaria. “Re Nero”, questo il nome della maxioperazione che ha permesso, come ha commentato il dirigente della Squadra Mobile di Forlì Oscar Ghetti di “decapitare i vertici di due banche”. Secondo gli investigatori, la Banca di Credito e Risparmio di Romagna altro non era che uno “sportello” in Italia della Asset Banca di San Marino. L’indagine, durata un anno, ha portato all’arresto – tra gli altri – di tre sammarinesi: Stefano Ercolani, presidente della Asset Banca, Barbara Tabarrini direttore generale e Stefano Venturini che siede nel consiglio d’amministrazione di entrambe le banche. Secondo la squadra mobile forlivese lo scopo dei dirigenti era quello di offrire agli imprenditori locali un servizio illegale: poter creare un tesoro in nero a San Marino. Gli imprenditori, affermano gli investigatori, potevano poi contare su un duplice vantaggio. Oltre al tesoro sammarinese, formato spesso con denaro sottratto indebitamente alle proprie attività societarie, l’Asset Banca – tramite la banca forlivese – concedeva linee di credito di pari importo a quanto depositato illegalmente. Questo poteva essere messo a bilancio tra le passività, abbattendo così gli utili e le conseguenti imposte fiscali. All’attività di uno dei corrieri che alimentavano il flusso di denaro verso l’istituto di credito del Titano secondo la Polizia è riconducibile il caso di Andrea Babbi, il piccolo commerciante di Mercato Saraceno vittima di un sequestro lampo e del furto di circa 180mila euro in contanti mentre stava uscendo dalla sede sammarinese di Asset Banca nello scorso novembre. Il fatto però che Babbi non avesse alcun rapporto con la banca forlivese fa ipotizzare agli inquirenti l’esistenza di altri canali di approvvigionamento di denaro e clienti per la Asset. Gli arrestati, alcuni come amministratori della Asset Banca e della società finanziaria San Marino Asset Management e altri in qualità di consiglieri e amministratori dell'istituto di credito 'Banca di Credito e Risparmio di Romagna' sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dei delitti di attività bancaria e finanziaria abusiva, di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza, di riciclaggio di denaro nero, sottratto all’imposizione fiscale, di raccolta del risparmio ed esercizio del credito abusivi, di ostacolo alle operazioni dell'Autorità bancaria di vigilanza, riciclaggio, falso ed altro. 24 le perquisizioni effettuate. Disposto il sequestro preventivo di 11 milioni di euro quale capitale sociale della "Banca di Credito e Risparmio di Romagna" da non confondere con il 'Credito di Romagna'. La somiglianza tra i nomi delle due banche sta creando qualche preoccupazione, dice l'amministratore delegato e direttore del 'Credito di Romagna', Giovanni Mercadini, che vuole rassicurare i suoi correntisti. Il 'Credito di Romagna' è presente con numerosi sportelli in tutta la regione, mentre la banca al centro delle indagini della polizia, ha un unico sportello a Forlì.
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