Si parla di 2 milioni di persone a El Cairo e un milione ad Alessandria. Tutti in piazza per dire “no” a Mubarak, per obbligarlo ad andarsene subito. El Baradei, del resto, era stato chiaro nel definire la giornata di oggi come il “venerdì della partenza”. Non sarà così, ma un risultato importante è stato comunque raggiunto. Il Comitato dei saggi ha chiesto al vicepresidente Suleiman di assumere le prerogative del Capo dello Stato; in tal modo Mubarak sarebbe presidente solo formalmente. E anche gli imam – nel corso delle prediche – hanno lanciato appelli alla calma. Ma la situazione per le strade resta caotica, con scontri un po’ ovunque nella capitale. L’esercito ha garantito che bloccherà i sostenitori del Governo. In piazza anche il segretario generale della Lega araba, Amr Moussa, che non ha escluso una sua candidatura alle presidenziali di settembre. Salgono i rischi - intanto - per i reporter stranieri. Due giornalisti italiani sono stati arrestati e rilasciati dopo essere stati interrogati. E mentre cresce il pressing degli Stati Uniti, affinché il presidente egiziano lasci al più presto, un nuovo appello per una transizione rapida ed ordinata arriva dai leader dell’Unione Europea, riuniti a Bruxelles. Della situazione al Cairo ha parlato anche la Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei. “La più importante motivazione della sollevazione popolare in Egitto e in altri Paesi arabi - ha detto - è eliminare la dipendenza dagli Stati Uniti”.
Gianmarco Morosini
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