Errore in sala operatoria: la testimonianza del chirurgo
“Il paziente – spiega – non è mai stato in pericolo di vita e non ci siamo mai trovati, in quelle lunghe ore, in condizione di emergenza”. Insomma tutto sotto controllo.
L’uomo presentava una anomalia molto rara: l’assenza cioè del dotto cistico. E’ un’eventualità che la bibliografia medica definisce molto ridotta, inferiore cioè a percentuali che vanno dal 2 al 5 per cento dei casi. Intervenendo come da procedura, il rischio è quindi quello di sezionare il coledoco piuttosto che il dotto cistico, e così è accaduto.
Un inconveniente di cui ci si è resi immediatamente conto e per risolvere il quale si è pensato di chiamare un esperto di alta chirurgia. “Ho avuto l’umiltà – spiega il professionista sammarinese – di chiamare qualcuno che avesse più esperienza di me”.
Del resto che ci fosse la necessità di un consulto di questo genere lo ha confermato lo stesso primario riminese, Gianfranco Francioni, intervenuto per completare l’operazione. Il medico sammarinese ha alle spalle una lunga esperienza di sala operatoria e interventi di questo genere- come lui stesso evidenzia – ne aveva compiuti a migliaia in trent’anni di attività chirurgica. “Oggi - spiega – mi sento distrutto. Questo è l’unico lavoro che ho sempre fatto e non rientrerò in sala operatoria fino a quando non tornerà la necessaria serenità. Ho scelto io di autosospendermi – dichiara – con senso di responsabilità, ma non si può accettare di vedersi sparare addosso al primo errore”.
I famigliari del paziente protagonista, suo malgrado, di questa disavventura hanno seguito con ansia tutta la vicenda, costantemente informati dal personale della sala operatoria, e alla fine hanno ringraziato lo staff medico per le cure prodigate.
“Il primario – spiega il medico – era assente, ma sapeva che avrei proceduto a quell’intervento ed ho operato nella sua piena fiducia”. E nel commentare l’accaduto non nasconde un’altra personale amarezza: “operiamo – ha evidenziato – in un clima di ostilità, sapendo di non avere la fiducia delle istituzioni, e questo rende le cose ancora più difficili”.