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Esperimento probatorio, ecco di cosa si tratta

20 gen 2009
Tribunale
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Il codice penale prevede che il giudice, nell’applicare la sospensione della prigionia, possa sottoporre il condannato ad un sistema di controllo a scopo rieducativo, che non duri più di due anni, col controllo di educatori e di assistenti sociali. Si chiama esperimento probatorio, ed è una chance di riabilitazione che il giudice offre al condannato: spesso si concede a giovani, o ai condannati per reati non gravissimi, o che comunque abbiano dato prova di volersi ravvedere. Il giudice decidente può già stabilire alcune modalità, come ad esempio la durata dell’esperimento, ed anche individuare i controllori. Spetta poi al giudice delle esecuzioni fissare tutta una serie di paletti: egli convocherà il condannato in presenza dell’educatore e gli leggerà i nuovi obblighi. Questi possono variare: si va dall’obbligo di ricevere le visite degli educatori, all’obbligo di avvertire su cambi di residenza o di spostamenti rilevanti, dal divieto di guidare determinati veicoli, o anche di frequentare certi posti pubblici o addirittura anche certe persone, al divieto di non fare scommesse o di non uscire la sera.
In caso di esperimento fallito, come avverrà per i tre ragazzi in questione, che non hanno dato prova di buona condotta, la condanna non potrà più essere sospesa ma anzi si effettuerà il cumulo delle pene col nuovo processo.

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