Etiopia, la tragedia della solidarietà
Un difetto nel software che gestisce i dati relativi al sistema di protezione dell'inviluppo di volo: è una delle ipotesi più accreditate, dopo il rinvenimento della scatola nera, delle cause dell'incidente del Boeing 737 delle Ethiopian Airlines. Un minuto di silenzio al Consiglio di Soicurezza dell'Onu per le 157 vittime del disastro aereo, in cui hanno perso la vita anche diversi collaboratori di agenzie delle Nazioni Unite. Si delinea in queste ore, con i nomi, le storie e l'impegno delle vittime, la portata di una tragedia della solidarietà, per via di quel carico di progetti di chi aveva l'Africa nel cuore. “E' il dramma della bella Italia che pensava gli altri” commenta il ministro Maovero, che ha ricordato le otto vittime di nazionalità italiana, tra cui una coppia di Sansepolcro, medico ed infermiera, entrambi cooperanti. Di progetti e di Etiopia si è parlato a Khorakhanè: suor Monica Da Dalt vicaria generale delle suore francescane missionarie, da 35 anni nel sud dell'Etiopia, ha creato un ponte con Rimini istituendo gruppi di esperienze annuali. Tra i volontari l'ex allenatore di calcio Paolo Succi, che in Etiopia ha improvvisato una partita di calcio Rimini - Juvenes Dogana, e che ora vuole coinvolgere le due squadre in un evento per finanziare progetti per la missione, dedicati ai più piccoli. Nell'areo precipitato tanti progetti come questo, che è un po' riminese e un po' sammarinese e che ha colori di squadre di calcio così familiari, arrivate in una nazione la cui povertà è difficile da raccontare.