Capi di pelletteria, orologi, profumi. A San Marino, in cima alla lista dei prodotti falsi, ci sono questi beni. La cronaca giudiziaria parla di decine di procedimenti per contraffazione del marchio. Il dato da un lato rileva la consistenza del fenomeno in Repubblica, dall’altro la volontà delle istituzioni di reprimerlo. “Il problema c’è anche sul Titano, inutile negarlo – afferma Silvia della Balda, dell’Unione Sammarinese Commercianti – ma è meno grave rispetto al passato e questo grazie anche ai controlli più intensi delle forze dell’ordine ed alla fattiva collaborazione delle associazioni di categoria”. Anni fa – tra i negozianti – era diffusa una certa sensazione di impunità – continua la Della Balda – oggi non è più così e si punta maggiormente alla qualità ed alla riqualificazione del commercio. I furbi, rischiano sanzioni penali di una certa consistenza e in caso di recidiva è prevista anche la temporanea chiusura del negozio. I controlli sono di competenza della Polizia Civile e possono essere attuati in seguito a richiesta dell’ufficio di commercio che raccoglie segnalazioni da parte degli operatori del settore. Sino ad ora questo, tipo di verifiche mirate, non sono state numerosissime; ben più consistenti i periodici controlli, ad ampio raggio, effettuati a sorpresa dalle forze dell’ordine.
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