FAO, verso un testo per proteggere le comunità rurali
Un codice di condotta a favore delle comunità povere rurali. Dovrebbe rendere meno pesante l’accaparramento da parte delle multinazionali straniere di terreni agricoli e dai fondi di investimento che, dicono gli esperti, muovono un giro d’affari di 100 miliardi di euro. Nel secondo giorno di lavori del vertice protagonista il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe. Ha lanciato un appello ai Paesi occidentali chiedendo di togliere le sanzioni imposte al suo Paese che hanno ricadute pesanti sulla produzione agricola. Per il premier turco Erdogan i problemi della sicurezza alimentare stanno diventando ingestibili e occorrono investimenti nel settore agricolo. Un appello ad aiutare il suo paese a superare violenze e povertà arriva dal premier della Somalia Ali Shermarke. Il vertice prosegue con grandi dichiarazioni di principio e solenni impegni, ma è già nota la dichiarazione finale. Sei pagine e mezzo di testo, cinque i principi declinati, 41 gli articoli e l’impegno di realizzare entro il 2015 gli obiettivi del millennio, ossia ridurre del 50% il miliardo di affamati del 1997 che nel frattempo sono aumentati di almeno 100 milioni. Dichiarazioni sui quali l’arcivescovo di Capetown e fondatore di African Monitor ha già dato un giudizio lapidario: “la voglia di combattere la fame sta rapidamente svanendo e il senso dell’urgenza si è perso completamente”. E forse ha ragione Jaques Diou quando sostiene che la Fao offre a 193 leader la possibilità di incontrarsi, di essere posti di fronte a fatti, cifre, economie, conseguenze sociali ed etiche. Offre ai giornali l’opportunità di parlarne, di spiegare, di fare pressioni sui parlamenti e sui governi. Di più un summit non può fare.