Fico: apre i battenti la "Disneyland del cibo" a Bologna
Dall'olio ligure al panzerotto pugliese, dalla pizza napoletana all'arrosticino abruzzese
Una scommessa da 140 milioni di euro: per realizzarlo, infatti, si è pensato in grande.
L'enorme vetrina mondiale del Made in Italy condensa in 100mila metri quadrati, 2 ettari dedicati ai campi e stalle con più di 200 animali di razze autoctonee e 8 ettari destinati agli spazi chiusi, tra cui 40 fabbriche, dove i visitatori possono vedere e sperimentare come si lavorano le materie prime.
Ma anche mercati e ristoro, da ristoranti stellati ai chioschi street food, senza tralasciare l'intento educativo con spazi didattici, un centro congressi e 4 università.
Numeri impressionanti, ma che danno l'idea di cosa si è concretizzato nella zona periferica di Bologna.
Un Louvre del cibo che ricorda un po' Expo2015, ma "un luogo che gli italiani – dice il guru del cibo italiano e patron di Eataly Oscar Farinetti – avevano il dovere di regalare al mondo".
All'anteprima per i bolognesi fila chilometrica di quasi 5mila persone e al taglio del nastro di oggi presente "quasi tutto il governo" ha detto il premier Paolo Gentiloni insieme ai ministri Franceschini, Galletti, Martina e Poletti, che ha continuato - "questa grande operazione certamente farà del bene al Paese".
L'ingresso è gratuito, ma gli oltre 50 corsi al giorno sono a pagamento. Cifre anche importanti: da 20 euro a 75 euro.
Non mancano all'appello anche le prime critiche: l'anima commerciale pare che abbia avuto la meglio su quella educativa, mossa da una struttura che mira ad attrarre 6 milioni di visitatori l’anno.
A piedi o pedalando sulle bici elettriche disponibili all’ingresso si può percorrere la filiera della buona tavola italiana in un tour dal campo fino alla forchetta.
E se dopo aver assaggiato un cannolo siciliano ci si dovesse sentire in colpa, il "caso" vuole che proprio accanto alla zona dolci ci sia quella sportiva, per smaltire, così, i tanti peccati di gola fatti lungo la strada.
Silvia Sacchi