Gatti su processo Scaramella: "E’ una sentenza che ripristina la verità"
Nessuna responsabilità né giuridica né morale. Esce a testa alta dalla vicenda Scaramella, Gabriele Gatti, indagato dal tribunale riminese per il presunto reato di calunnia, oggi archiviato su richiesta dello stesso pubblico ministero. “E’ una sentenza che ripristina la verità – commenta oggi Gatti, affiancato dai suoi legali – che chiude una brutta vicenda che ha avuto anche un forte peso politico”. L’ex Segretario alle Finanze ricorda la rogatoria al tribunale sammarinese, poi la perquisizione, in casa sua, negli uffici e sul suo computer. Avrebbe potuto opporsi, appellandosi al principio giuridico del Ne Bis in Idem, che sancisce come nessun imputato possa essere processato due volte per lo stesso reato. Era uscito scagionato dai giudici della Repubblica “ma – dice oggi – ho assicurato la massima collaborazione ai magistrati riminesi e non mi sono opposto per evitare ogni strumentalizzazione”. “Il nostro cliente esce a testa alta dalla vicenda”, spiega l’avvocato Moreno Maresi, che ripercorre i passaggi ricordando le memorie di Alvaro Selva ai magistrati e le affermazioni contenute. “La Procura di Rimini - afferma il collega Filippo Cocco - ha chiuso tutto in istruttoria, escludendo subito ogni responsabilità”. Gatti fa sapere che valuterà se avviare un’azione di rivalsa nei confronti di Selva. “Non intendo farne una questione personale”, dichiara mettendo l’accento sul peso politico di tutta la vicenda. “Su Scaramella – sostiene – altri dovrebbero fare un mea culpa, dal momento che a San Marino c’era venuto per cercare elementi utili a screditarmi". Nel video l'intervista a Gabriele Gatti.
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