Il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte fu, nel 1786, il Granducato di Toscana. San Marino arrivò nel 1848, vietandola per 5 anni. Nel 1853 venne reintrodotta e eliminata completamente dodici anni dopo. Il 18 dicembre 2007, su iniziativa italiana e dopo una campagna ventennale, l'Onu approvò una storica risoluzione per la moratoria universale della pena capitale e per una sua sospensione internazionale. Dagli anni ’70 circa 140 l’hanno abolita. E’ ancora presente in Iran, Cina, Arabia Saudita, Egitto e in alcuni Stati degli Usa, ma la risoluzione dell’Onu ha richiamato l’attenzione della comunità mondiale su un principio fondamentale: con la pena di morte si parla di diritti umani. Milioni i no che si sono alzati oggi contro quello che viene ritenuto un retaggio del passato nella storia dell’umanità. Ancora c’è chi lo giudica un efficace deterrente, una punizione esemplare per i delitti più efferati. Ma chi è contro risponde che non è dimostrabile che abbia diminuito i reati gravi. I racconti dall’inferno dei dead man walking, il viaggio nel “braccio della morte” di chi può ancora condividere la propria esperienza, parlano di errori giudiziari, di vite spezzate, di violenza a cui la società ha risposto con altrettanta violenza. E una domanda riecheggia in questa giornata contro la pena di morte: dove troviamo la sicurezza? “Nella riconciliazione - grida il popolo della pace - perché - dice - la vendetta non è guarigione”.
Monica Fabbri
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