Scorrono e sono quasi 300 i litri di acqua al giorno che una famiglia occidentale lascia scivolare fuori dai rubinetti. Sono 20, invece, i litri su cui può contare una famiglia africana. “Nel mondo muoiono più persone di acqua a rischio che di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra” lo ha detto il segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon. Oltre un miliardo di persone non ha accesso all’acqua potabile; una cifra destinata ad ingrossarsi drammaticamente entro il 2025 quando saranno 1,8 miliardi le persone che dovranno fare i conti con la carenza di quello che viene chiamato l’oro blu. Lo slogan di quest’anno recita: “Acqua pulita per un mondo più sano” perché l’acqua non è solo quella che si beve ma a che fare con la dignità delle persone, con l’igiene, la diffusione di malattie, l’inquinamento. Le riserve idriche sono sempre più inquinate, nel 90% dei paesi poveri le acque di scarico sono riversate direttamente nei fiumi. Ogni 17 secondi nel mondo degli assetati un bambino muore, sono sempre più degradate le slum o baraccopoli urbane in cui si ammassano le persone e non ci sono le fogne. Anche l’Europa soffre di carenza d’acqua, l’11% degli abitanti del vecchio continente ne ha esigue quantità. In Italia è lo spreco a farla da padrone: reti colabrodo, disperdono in alcuni casi anche un terzo della risorsa, mentre da giugno a settembre, al sud e nelle isole, otto milioni di cittadini non dispongono del fabbisogno idrico minimo.
Valentina Antonioli
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