La sfida è grande, ma può essere vinta. Un segnale di speranza arriva dai dati raccolti negli ultimi anni: in alcuni Stati del Sud del mondo il numero dei minori iscritti alla scuola primaria è notevolmente aumentato. Ma c’è ancora molto da fare e la strada si preannuncia tutta in salita. Secondo il dossier di Save The Children 103 milioni di bambini tra i 5 e i 10 anni non vanno a scuola. Colpa principalmente della povertà, della diffusione dell’aids, delle guerre e dei pregiudizi culturali. A pagare il prezzo più alto sono soprattutto le bambine, costrette a rimanere a casa per occuparsi dei fratelli più piccoli o per lavorare. A volte può essere un ambiente scolastico ostile a scoraggiare l’istruzione femminile. Sono stati segnalati addirittura casi di bambine obbligate a prostituirsi per pagarsi la scuola. Ma la battaglia alla scolarizzazione può essere vinta. A confermarlo sono quei paesi che nonostante la povertà stanno facendo notevoli sforzi per garantire ai minori il diritto all’educazione. Le nazioni che hanno realizzato maggiori progressi sono Bolivia, Kenya, Camerun e Bangladesh. Diverse le misure da adottare per riuscire nell’impresa di portare più bambini possibile nelle scuole. Uno dei provvedimenti più urgenti e necessari -secondo l’associazione - è l’abolizione delle tasse scolastiche. Si calcola infatti che, se l’educazione fosse gratuita, in 13 stati sub-sahariani, oltre 4 milioni e mezzo di bambini potrebbero iscriversi subito alle elementari. L’educazione infantile ha effetti positivi sia sullo sviluppo psico-fisico dei piccoli che sull’intera comunità. L’educazione è la leva dello sviluppo non solo personale ma anche dell’intera nazione.
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