MARE NOSTRUM

Granchio Blu: opportunità o minaccia commestibile?

Il crostaceo dalle chele azzurre, tra Goro e Comacchio e sul fronte veneto è stato un flagello, mentre in Tunisia, Grecia e Spagna, da piaga sta diventando una risorsa

Il famigerato GRANCHIO BLU arrivato con le acque di zavorra delle navi atlantiche (nel Maine si mangiano il blu reale in tutte le salse!) o come specie tropicale dal Canale di Suez, ha colonizzato le coste mediterranee e invaso l'Adriatico. Nelle Marche il crostaceo dalle chele azzurrognole arriva a cento metri dalla costa e fa strage di vongole. La proliferazione dura da 4 anni e i pescatori guardano con terrore ai danni milionari dell'Alto Adriatico (perso il 30% del prodotto nel comacchiese) e chiedono aiuto. Il predatore commestibile mangia a sua volta le vongole filippine del Delta (e pure le cozze) ora attacca il LUPINO nostrano. GenerAzioneMare del Programma di Conservazione del WWF inverte la rotta. Parla di “capitale Blu” del Mediterraneo guardando all'esperienza tunisina dove ormai lo considerano ORO BLU (“De l'horreur a l'or”). Pescatori e donne nordafricane sono ora commercianti e trasformatori (fanno pure il compost in farine all'americana) adattando la nuova filiera ittica alle nasse e piccole barche. Il granchio vale il 25% dell'export nazionale (7.600 tonnellate allevate x 24 milioni di dollari, prodotto esportato negli States, Europa e Paesi Arabi): mica male.

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