3 arresti, 12 persone denunciate e 22 perquisizioni domiciliari e societarie nelle Province di Rimini e Pesaro. Questo il risultato dell’intensa attività investigativa che ha permesso alla Guardia di Finanza di Rimini, insieme alla Polizia Tributaria e Giudiziaria, di sgominare una articolata associazione per delinquere dedita alla frode fiscale nel settore della disossazione della carne. Gran parte dei proventi illeciti sono stati depositati in banche sammarinesi. Tutto è cominciato nel gennaio 2006 con l’approfondimento di una vicenda penale relativa all’arresto di un usuraio, Emanuele Basile - pregiudicato pugliese - colto in flagranza di reato. Successive indagini e complesse attività di verifica fiscale, hanno consentito di individuare 20 “società cartiere”, delle quali 11 attive, riconducibili al fratello dell’usuraio già in carcere. L’uomo - 57 anni di Taranto, pluripregiudicato e residente da tempo a Riccione – risultava nullatenente sebbene conducesse un alto tenore di vita. Le 11 società da lui gestite, operavano nel settore delle carni per conto di grandi catene di distribuzione, emettendo fatture false o inesistenti per oltre 50 milioni di euro. Il sodalizio criminale, impossessandosi dell’IVA da versare all’erario, riusciva a praticare prezzi molto bassi aggiudicandosi contratti milionari per la lavorazione delle carni, sbaragliando così la concorrenza di altre società italiane che agivano correttamente. Le fiamme gialle hanno arrestato anche il figlio del 57enne pregiudicato e un 38enne piemontese incensurato residente a Pesaro. Tra gli indagati figura inoltre un commercialista di Cattolica che curava l’aspetto contabile delle società, perfettamente consapevole dell’attività criminosa compiuta dal gruppo. Le indagini della procura di Rimini sono ora rivolte al recupero del denaro, per la maggior parte in istituti di credito sammarinesi. Già questa mattina il pm ha avviato richieste di rogatorie al Tribunale di San Marino.
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