I risparmiatori Smi si appellano alle istituzioni contro il 'silenzio assordante' della loro vicenda

Auspicano di rientrare nel sistema di tutela previsto dalla legge salva-banche

“Vogliamo i nostri soldi, i risparmi di una vita”. Tornano a far sentire la propria voce le 40 famiglie di risparmiatori “truffati” – ricordano - “e che da circa 7 anni si battono per riprendersi i 6,2 milioni di euro che gli spettano”. Puntano il dito soprattutto sul silenzio che avvolge la vicenda che ruota attorno alla San Marino Investimenti, prima società finanziaria del Titano, ricollegabile al conte Enrico Maria Pasquini, che finì in liquidazione coatta amministrativa e fu coinvolta in vicende giudiziarie sia in Italia, sia sul Titano.

Invocano giustizia e al contempo risposte chiare a precise domande: “Dov’era la Banca Centrale sammarinese, ente preposto alla vigilanza di SMI, quando sono state poste in essere – si chiedono – le operazioni finanziarie volte a far sparire i soldi dei risparmiatori? E ancora: “Perché i componenti del Comitato di Sorveglianza di SMI che avrebbero dovuto collaborare con i commissari si sono invece dimessi in blocco? E che fine ha fatto la denuncia penale presentata dai risparmiatori in Tribunale oltre due anni fa?”

Guardano quindi alla politica, dopo la recente approvazione del “decreto salva banche”, che tutela i cittadini dalle perdite in caso di dissesto finanziario degli istituti di credito con un auspicio: “Se il principio secondo cui “la Repubblica assicura pari dignità sociale e uguale tutela dei diritti e delle libertà” ha ancora un senso, - fa notare il Comitato risparmiatori SMI - contiamo che ai risparmiatori truffati delle società finanziarie venga accordato lo stesso trattamento”.



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