I ristoratori scrivono al Governo: “Pronti a manifestare se non riapriremo la sera”
“Ora non ce la facciamo più”. L'ennesimo grido d'allarme dei ristoratori sammarinesi questa volta ha il sapore dell'ultimatum. In una lettera inviata a cinque Segretari di Stato l'amarezza di mesi diventa frustrazione. In calce la firma di 34 attività, con relativi dipendenti: 205 in tutto. Stroncano sul nascere ogni possibile speculazione: non è una presa di distanze da Usot, “ma in questo momento – spiegano – ci sentiamo in dovere di fare sentire la nostra voce, anche quella di chi non è iscritto”.
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Parlano di disagi psicologici ed economici; perdite di fatturato in certi casi sopra il 50% ; trattamenti penalizzanti rispetto ad altre categorie a cui è consentita l'attività “con protocolli minimali o addirittura nulli”. Non capiscono le scelte del Governo: “Perché – chiedono - all'improvviso si è deciso che dovevamo adeguarci all'Italia? L'aumento dei contagi non è assolutamente imputabile alla nostra attività. Lo provano i dati statistici”. La situazione – avvertono – non è più sostenibile: “Ci siamo adeguati alle norme vigenti, abbiamo mantenuto attiva la forza lavoro con sacrifici enormi", "fateci riaprire la sera”.
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Propongono al Governo soluzioni come chiusura mezz'ora prima del coprifuoco, prenotazione obbligatoria e maggiori controlli delle forze dell'ordine. Non sono più pronti a sopportare: “Ci avete costretto a scegliere chi dover pagare, non siete stati in grado di aiutarci economicamente, i prestiti con garanzia statale si sono rivelati pieni di veti e clausole, non avete mantenuto le scelte coraggiose fatte a novembre, avete lasciato inalterato il divario di privilegi fra pubblico e privato. E non abbiamo ancora i vaccini”. Se non riapriranno sono pronti a manifestare, “proprio lassù – scrivono - dove prendete le vostre decisioni. Verremo in tanti, con i nostri dipendenti, famiglie, amici e chi vorrà appoggiarci”.