La lunghissima siccità, con conseguenti fioriture estive bruciate, ha tagliato quasi metà della produzione di miele in Italia con un crollo, secondo le stime di Coldiretti, del 40% rispetto al potenziale produttivo. Il risultato è una produzione Made in Italy intorno ai 13 milioni di chili, fra le più basse del decennio. La mappa italiana del miele evidenzia cali che vanno dal -15% della Calabria al -60% delle Marche, dal -50% di Lazio, Sardegna, Umbria, Abruzzo e Valle d'Aosta al -80% della Basilicata, crolli del 40% in Toscana, Sicilia e Molise e del 35% in Emilia-Romagna e Puglia, mentre Veneto e Piemonte hanno perso il 30% della produzione, in Lombardia e Friuli è stato tagliato un quarto (25%) del raccolto, un calo del 20% si registra in Trentino Alto Adige, mentre Calabria e Campania limitano i danni con una perdita del 15%.
"Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate che - spiega l'associazione - hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto”. Il patrimonio italiano del miele, che conta più di 60 varietà, è inoltre messo a rischio dalle importazioni dall'estero cresciute di quasi il 18% nei primi cinque mesi del 2022 e che l'anno scorso hanno raggiunto i 24 milioni di chili di cui più della metà (14 milioni di chili) da Ungheria, Romania e Ucraina con quasi 2 vasetti su 3 pieni in pratica di prodotto straniero, spiega l'analisi di Coldiretti su dati Istat.
A San Marino i dati sono del tutto paragonabili a quelli delle province limitrofe. Fino a giugno sembrava una stagione perfetta - affermano gli apicoltori -, poi da luglio si è sofferto della scarsissima fioritura e quindi di poco polline per le api. Poco meglio, in conclusione, dello scorso anno quando la produzione è stata praticamente nulla.